Brexit e Covid 19 non rallentano l’export dalla via Emilia verso la Cina, stando ai dati raccolti da Unioncamere Emilia Romagna per il terzo trimestre 2020. Mentre l’export delle imprese emiliano romagnole verso l’area Usa è sceso del 12,9% il dato aggiornato sulla Cina segnala un incremento del 18,1% e seppur in misura minore il dato è positivo anche verso l’area UK: +8,4%. Bene anche l’export in Canada: +6,2% mentre in Russia la flessione + del 13%.
La tendenza negativa è stata contenuta anche nel complesso dei mercati asiatici (-2,7 %), ma ben più evidente su quelli americani (-9,3 %). Segno rosso in Africa (-6,4 %), mentre si registra un buon exploit sui mercati dell’Oceania (+18 %).
«Per l’economia dell’Emilia Romagna, l’export resta una leva fondamentale su cui la crisi pandemica sta incidendo, ma in modo più ridotto di quanto si potesse prevedere. La conferma arriva dall’analisi dei dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, analizzati dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia Romagna», ha spiegato Alberto Zambianchi, il presidente di Unioncamere Emilia Romagna.
«Emerge come nel periodo estivo, in cui le imprese hanno potuto operare in condizioni più simili alla normalità per l’allentamento delle misure di contenimento collegate all’abbassamento della curva epidemiologica, si sia potuto contenere notevolmente il calo dell’export rispetto allo stesso trimestre del 2019».
In particolare, le vendite verso il Giappone, che ha assorbito il 3,6 % dell’export regionale, si sono ridotte del 6,4 %, mentre le esportazioni destinate verso la Cina, Hong Kong e Macao hanno prontamente invertito la tendenza, favorite dall’uscita dall’emergenza Covid, facendo segnare un incremento di quasi un quinto (+18,1 %) e risultando pari al 4,8 % del totale.
Le esportazioni emiliano-romagnole sono risultate pari a poco più 15.707 milioni di euro, corrispondenti al 14,3% dell’export nazionale, con una flessione del 2,9 per cento, ben più contenuta rispetto al crollo del trimestre precedente – aprile-giugno (-25,3 %). L’Emilia-Romagna si conferma così la seconda regione italiana per quota dell’export nazionale. Hanno risentito in misura maggiore delle conseguenze dell’emergenza sanitaria le esportazioni dell’aggregato delle industrie della moda (-12,3 %).
Fortemente penalizzato l’export del fondamentale settore dei macchinari e apparecchiature meccaniche (-4,4 %), dell’industria della metallurgia e dei prodotti in metallo (-13,4 %), che registra la più ampia caduta tra i settori considerati. Al contrario, reggono alle difficoltà connesse al coronavirus l’industria dei mezzi di trasporto, che segnano un incremento dell’8,0 per cento delle vendite estere. Seguono poi l’export dell’industria della lavorazione di minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro (+5,2 %), e quello delle industrie chimica, farmaceutica e delle materie plastiche (+4,2 %), trainate da un formidabile incremento del 36,4% dei farmaceutici, avvantaggiati dalla pandemia. (riproduzione riservata)