Partirà da Pechino e terminerà a Guangzhou il roadshow 2019 in Cina organizzato da Vinitaly. Un tour che inizierà il 17 giugno nella capitale e terminerà il 22 giungo, con tappe intermedie a Zhengzhou e Xi’an.
La seconda edizione della missione commerciale ha deciso di concentrarsi su alcune delle metropoli dove si concentrerà il futuro della domanda nel gigante asiatico. I produttori guardano al peso sempre maggiore dell’upper class , della quale si stima farà parte circa un quarto della popolazione cinese entro il 2022, e al tasso di urbanizzazione che nei prossimi quattro anno salirà del 5%. Si rinnova quindi l’interesse per il vino italiano dopo l’appuntamento dello scorso anno tra Shenzhen, Changsha e Wuhan che ha visto la presenza di 46 espositori e circa 1500 buyer con la presenza di quasi 300 etichette di vini di qualità.
Secondo le statistiche raccolte da Nomisma Wine Monitor, tra il 2012 e il 2017 l’export italiano di rossi imbottigliati in Cina cresciuto dell’82%, contro l’aumento del 40% dei vini francesi. Certo l’Italia continua a essere lontana dalla vetta nella Repubblica popolare. Dal Wine Intelligence per il Consorzio di tutela vini Valpolicella presentato a inizia febbraio, ricorda sempre Vinitaly sul proprio sito, emerge tuttavia una propensione dei consumatori cinesi per i prodotti premium.
Nella Repubblica popolare sono la scelta del 12% dei bevitori regolari. Il profilo è quello di un trentenne, capace di spendere oltre 500 yuan, pari a circa 65 euro, che pur continuando a prediligere i prodotti locali e francesi, dimostra maggiore attenzione al vino italiano rispetto alla medie dei consumatori cinesi. Il vino italiano, aggiunge Vinitaly, è scelto dal 30% dei consumer premium cinesi contro il 19% di quelli regulari.
Sullo sfondo emergono anche i dati diffusi a metà febbraio dalla Fédération des exportateurs de vins et spiritueux. Si registra una frenata per i prodotto d’Oltralpe in Cina. Il crollo è del 14,4%, benché mettendo assieme anche i dati che arrivano da Hong Kong e Singapore, porte d’accesso del mercato cinese il calo sia soltanto dello 2,5%.