Dopo aver accresciuto notevolmente gli stock di prodotti alimentari tra la seconda metà del 2020 e la fine del 2021, la Cina sta rallentando le importazioni di materie prime alimentari nonostante i prezzi domestici continuino ad aumentare e siano in buona parte superiori ai prezzi di importazione.
Secondo Ester Venturelli, analista di Clal, società italiana che analizza il mercato lattiero caseario e ne interpreta andamento e tendenze, le importazioni di mais e soia sono calate del 27,55% e 7,46%, tra gennaio e ottobre di quest'anno rispetto allo stesso periodo del 2021. Oltre ad un rallentamento della domanda, la causa è anche da ricercare in una logica di sostituzione che favorisce prodotti alternativi, quali il sorgo per il mais e il girasole e il lino per la soia, per effetto del differenziale di prezzo.
Nel segmento Dairy sul mercato internazionale si stanno registrando variazioni negative da marzo 2022, e nel complesso, tra gennaio e ottobre, le importazioni di latte e derivati in Cina sono calate del 17,3% rispetto all’anno precedente.
Rimane sostenuta, però, la domanda di crema, che ha recuperato terreno tra settembre e ottobre, e burro, in aumento da luglio. Entrambi questi prodotti, ad ottobre, hanno registrato un flusso in forte crescita dalla Nuova Zelanda.
Le variazioni più sensibili si sono avute nell'importazione di carni suine, le quantità acquistate dall’estero tra gennaio ed ottobre 2022 sono dimezzate rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (-49%).
I prezzi in Cina stanno mantenendo un trend in aumento, spiega il Clal, trainando verso l’alto anche i prezzi all’import ed incentivando la produzione locale che è tornata profittevole. (riproduzione riservata)