Entro il 2020 il numero di cinesi che utilizzerà internet raggiungerà l'80% della popolazione totale. Il 70% di loro effettuerà acquisti online. È la più grande comunità online del pianeta con circa 800 milioni di utenti, il triplo degli Stati Uniti d'America, che guarda con enorme interesse ai prodotti europei ed è sempre più attratta dal made in Sicily.
Basti pensare che, secondo l'Istat, il giro d'affari della Sicilia con la Cina si è attestato, soltanto nei primi tre trimestri del 2018, intorno ai 180 milioni di euro di importazioni e 154 milioni di esportazioni, con un incremento superiore al 212% rispetto al 2017. I settori trainanti per le esportazioni sono: articoli farmaceutici e chimico-medicinali e botanici; componenti elettronici; articoli d'arredamento, marmo e prodotti alimentari.
Di questo si è parlato, a Palermo, in occasione del workshop formativo «E-commerce in Cina», organizzato da Sicindustria e dall'Eu Sme Centre di Pechino, entrambi partner di Enterprise Europe Network, e condotto da Domenico Di Liello, BD Advisor Eu Sme Centre/Een Cina.
«Il cittadino cinese», ha detto in apertura dei lavori Nino Salerno, delegato di Sicindustria/Een per l'internazionalizzazione, «riconosce che il consumo interno avrà un ruolo sempre più importante nell'economia. Nel frattempo, i consumatori cinesi, guidati dalla classe media in rapida crescita, sono sempre più orientati su beni provenienti dai paesi europei. Per questo è necessario fornire alle nostre imprese ogni informazione utile sull'e-commerce in Cina, focalizzando l'attenzione sugli strumenti di marketing digitale indispensabili per migliorare la propria strategia penetrazione commerciale».
«Nel 2020», ha spiegato Di Liello, «più di 290 milioni di consumatori cinesi si rivolgeranno ai canali di cross-border e-commerce (Cbec) per acquistare prodotti online. I motivi sono da ricercare nella richiesta di qualità e di disponibilità dei prodotti e nei regimi cinesi di tassazione agevolata che garantiscono, all'interno di determinati limiti, l'esenzione da dazi doganali e la riduzione dell'Iva e della tassa di consumo. Si tratta di un potenziale che le pmi italiane, e siciliane in maniera particolare, non possono permettersi di perdere, ma che richiede da parte delle imprese un approccio di sistema ancora oggi troppo poco diffuso».