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Azienda Agricoltura

In Cina e Vietnam crescono i consumi di vino e spirit italiani

Nella Repubblica popolare i consumi dovrebbero crescere di oltre il 6%, e anche il Vietnam, mercato ancora piccolo, registra una rilevante +9,6%, anche grazie agli accordi commerciali con l'Ue che proteggono le indicazioni geografiche e riducono le tariffe e i dazi. Uno studio di Mediobanca-Sace-Ipsos


08/07/2021 14:09

di Mauro Romano - Class Editori

Vini

Nel biennio 2021-2022 è la Cina a mostrare uno dei maggiori potenziali di crescita per l'export italiano di spirtis e vini. L'aumento dei consumi è del 6,3%. E con la Repubblica popolare anche il Vietnam, mercato ancora piccolo, registra una rilevante crescita dei consumi (+9,6%), anche grazie agli accordi commerciali con l'Ue che proteggono le indicazioni geografiche e riducono le tariffe e i dazi.

Il dato emerge dal primo report congiunto sul settore realizzato dall'Area Studi Mediobanca, dall'Ufficio Studi di Sace e da Ipsos, dedicato all'analisi dei mercati domestici e internazionali e allo studio delle dinamiche socioculturali di consumo.

Nel 2020 l'export italiano di vini e spirits ha totalizzato 7,8 miliardi di euro, il 30% delle vendite di alimenti e bevande oltreconfine. Il comparto sta crescendo da almeno 10 anni a un tasso medio annuo del 6,3% nel periodo 2010-19, che sale addirittura al +9,7% per gli spirits. Nel 2020 l'export di vini ha registrato tuttavia una frenata, con una contrazione del 2,3%, mentre quello di spirits del 6,8%, essendo venuto meno il l canale Ho.Re.Ca.

Il valore delle esportazioni del solo vino è stato di 6,3 miliardi di euro. I prodotti italiani si stappano in prevalenza sulle tavole statunitensi (23,1% del totale), tedesche (17,1%) e britanniche (11,4%). Il 2020 ha consegnato variazioni differenziate: le nostre vendite sono in flessione negli Stati Uniti (-5,6%) e nel Regno Unito (-6,4%), mentre si è mossa in controtendenza la Germania (+3,9%).

La pandemia ha colpito pesantemente gli spumanti (-6,9%). Più modesto l'export italiano generato dal comparto degli spirits, che vale 1,5 miliardi di euro e ha nell'Europa la destinazione privilegiata (60,4% del totale) e due mercati di sbocco preferenziali, Stati Uniti e Germania, che fanno il 40% del totale. Lo scorso anno sviluppo del mercato statunitense (+21,5%) ne ha fatto il primo approdo per le vendite oltreconfine di spirits italiane, scalzando dal primo gradino del podio la Germania (+3,5%).

Guardando ai primi tre mesi dell'anno il comparto registra ancora un calo ma le prospettive per il biennio 2021-2022 sono positive: si attende un aumento dei consumi di vino del 3,8% l'anno per molti tra i principali mercati. Per i due grandi importatori di vino italiano la crescita media annua è del 2% per gli Usa e del 3,1% per la Germania. In Svizzera i consumi di vino sono attesi stabili.

Discorso a parte per il Regno Unito: crescita del 2,4% l'anno, ma prospettive complicate dagli sviluppi post Brexit. Opportunità possono arrivare da mercati già noti al vino italiano.

Canada e Giappone segnano un consumo atteso in forte crescita (+5,9% annuo per entrambi). Infine, appunta la Cina, le cui prospettive sono giudicate interessanti. (riproduzione riservata)


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