Nei primi sei mesi del 2020 la Cina ha aumentato del 74% l'import di ortofrutta italiana rispetto al +20% dell'intero 2019, ma si può fare di più. «Il nostro Paese è al 25esimo posto per l'export dell'ortofrutta in Cina. Ad oggi si possono esportare kiwi (96% del mercato complessivo), arance, limoni, nocciole e conserve. Stiamo lavorando per siglare nuovi protocolli per ampliare la gamma di prodotti», ha annunciato Gianpaolo Bruno, direttore Ice in Cina.
Il Made in Italy dell'agricoltura esporta in Cina per 26 milioni di dollari, una frazione minima deii 13 miliardi di dollari dell'import complessivo agricolo cinese. Tra l'altro l'Italia importa dalla Cina più prodotti agricoli di quanto ne esporti e la nostra bilancia commerciale è in passivo per 105 milioni di dollari.
Aggiunge Bruno: «Il mercato della Cina è molto vasto e vario. Imponenti sono i numeri: lo scorso anno ha prodotto 195 milioni di tonnellate di frutta e 200 milioni di tonnellate di prodotti orticoli. Ma i consumatori chiedono anche prodotti che arrivano dall'estero».
Insomma, ci sono le condizioni per sviluppare gli scambi commerciali e i cinesi sono sempre più attratti dall' italian food. A provare ad accelerare questo processo è Macfrut, la principale fiera italiana del settore che si svolgerà a Cesena dal 7 al 9 settembre.
È stato deciso il China Day, che inaugurerà un padiglione virtuale ma anche in presenza se il Covid lo consentirà, in cui 100 operatori cinesi (selezionati dall'Ente governativo cinese per la promozione dei prodotti agricoli) proporranno i loro prodotti e visioneranno quelli delle aziende agricole italiane.
Dice Renzo Piraccini presidente di Macfrut: «Dobbiamo avere un obiettivo: realizzare nel Nord-Est dell'Italia un polo logistico per i prodotti agroalimentari cinesi destinati al mercato europeo e adattare la piattaforma ad hub per esportare ortofrutta in Cina. Questa è una grande opportunità che dobbiamo cogliere al volo se vogliamo allargare gli orizzonti di un mercato ortofrutticolo destinato ancora per l'86% solo all'Europa. Infrastrutture adeguate sono indispensabili per sviluppare l'internazionalizzazione».
Gli ha risposto Ma Hongtao direttore dell'Agricultural Trade Promotion Center: «Abbiamo una missione, rimettere in campo una nuova e moderna Via della Seta che colleghi i due estremi Europa e Cina, e l'ortofrutta rappresenta un ottimo inizio per questo processo. 400 anni fa Matteo Ricci, missionario italiano, arrivò in Cina innovando le tecniche di produzione e presentando nuovi prodotti. Oggi è sepolto a Pechino, è stato un pioniere di questi rapporti tra Cina, Italia ed Europa nel segno dell'agricoltura». Forse non è lontano il tempo in cui i cinesi mangeranno pesche e meloni italiani e noi i licci (frutto a metà strada tra ciliegia e fragola) cinesi.
Conclude Paolo De Castro, vicepresidente Commissione agricoltura del Parlamento europeo. «Il rapporto con la Cina è importante anche sul piano della messa in linea delle norme sulla sicurezza alimentare in modo che i nostri consumatori abbiamo gli stessi standard così come i nostri amici cinesi fanno con le produzioni europee. Maggior dialogo con la Cina significa maggiori opportunità per le aziende italiane». (riproduzione riservata)