Qual è la sua maggiore soddisfazione? «Avere portato Terre Cevico ad essere il maggiore esportatore italiano di vino in Cina, ne vendiamo per 3,5 milioni di euro. Siamo stati tra i primi, 10 anni fa, ad avventurarci in quel mercato, scommettendo sul fatto che i cinesi a poco a poco avrebbero scoperto il vino, per tre anni non abbiamo ottenuto utili ma ora raccogliamo i frutti del lavoro realizzato». E il secondo motivo d'orgoglio? «Il salto di qualità appena realizzato acquisendo Montresor, cantina storica veneta (datata 1892) con etichette prestigiose, dall'Amarone al Valpolicella Ripasso».Marco Nannetti, 52 anni, ex Honeywell, è presidente di Terre Cevico e ora anche di Montresor.
Dice: «Per acquisirla abbiamo creato una spa con altre due coop, Vitevis (colli Vicentini, aderisce a Legacoop) e Valpantena (prende nome dall'omonima valle veronese, associata a Confcoop). Esse hanno il 25% delle azioni, Terre Cevico (di Legacoop) il 50%. Abbiamo un programma di investimenti nel biennio per 2,5 milioni destinati all'ammodernamento degli impianti, soprattutto delle linee di imbottigliamento (lo scorso anno sono state vendute 2,3 milioni di bottiglie). Il traguardo è aumentare il fatturato di Montresor (ora di 9 milioni, il 50% dall'export) del 30% in cinque anni».
Terre Cevico è nata cinquant'anni fa, quando si misero insieme alcuni coltivatori e produttori vinicoli romagnoli. Oggi ha 5 mila soci che conferiscono le uve, fattura 164 milioni di euro (il 37% dall'export) e mette sul mercato 100 milioni di bottiglie l'anno. I dipendenti sono 264. Una decina d'anni fa è stata acquistata (dagli eredi dell'ex allenatore Edmondo Fabbri, deceduto nel 1995) la tenuta Masselina (sui colli tra Imola e Faenza) dove l'uva è coltivata direttamente, ottenendo tra l'altro una vinificazione in bianco del Sangiovese, con le bollicine, che strizza l'occhio allo champagne. Qui sono in corso impegnativi lavori di ristrutturazione: la nuova cantina (con sala di degustazione) sarà inaugurata tra qualche giorno, ma sarà aperto anche un agriturismo, in un casolare adiacente.
«Le nostre strategie di crescita», spiega Nannetti, «prevedono uno sviluppo del vino biologico (sembra incredibile ma esportiamo vino biologico in Francia per un milione di euro perché il nostro clima e le nostre viti consentono di ottenere un prodotto migliore del loro), la valorizzazione del top di gamma, uno sforzo per arrivare al 50% di fatturato all'estero, nuove acquisizioni».
Terre Cevico investe in marketing il 4% del fatturato. «Se riuscissimo ad aggregarci e fare sistema verso l'export», afferma, «come ci insegnano i francesi, avremmo una prateria da conquistare. Invece ognuno deve contare solo sulle proprie forze e quindi la penetrazione sui mercati è lenta».
Ora, grazie a Montresor, è un gruppo assai variegato, che va dal San Crispino (il pubblicizzato brik in tv) al Sigismondo (Sangiovese con 3 bicchieri Gambero Rosso) all'Amarone. «Il trend al consumo», spiega Nannetti, «premia i vini rossi e le bollicine, in declino quelli più dolci e aromatici, il grado alcolico dev'essere medio, non troppo impegnativo, c'è una ricerca della qualità indipendentemente dal prezzo».
A Cotignola (Ravenna) il gruppo possiede anche la distilleria Sprint, 10 milioni di euro di fatturato con grappe, limoncello, cocktail già preparati in bottiglia per bar e discoteche, whisky acquistato in Scozia e imbottigliato qui.
Infine, l'e-commerce. «Il vino», dice Nannetti, «ha bisogno di essere raccontato mentre l'e-commerce è spersonalizzato, per questo i numeri sono esigui. Al contrario della Cina, dove il 90% delle nostre vendite avviene online, con le bottiglie prelevate dai magazzini che abbiamo aperto tra Pechino e Shanghai».