Tra i grandi mercati di consumo, la Cina ha tagliato, in un colpo, le importazioni del 9,4% nel 2019, penalizzando fortemente i vini francesi, leader su quel mercato. Ciononostante il Dragone rimane il mercato di riferimento per i prossimi anni per chi opera nel mondo del vino.
Quest'anno Italia e Francia hanno tuttavia aumentato le loro esportazioni, di buon passo la Francia (+7,8%), meno l'Italia (+2,9%) a 6,3 miliardi, mentre in cifra assoluta l'export francese supera la barriera dei 10 miliardi di euro.
Le stime sul mercato del vino sono state anticipate dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor nel corso di wine2wine, l’evento di formazione conclusosi ieri a Veronafiere, dove il direttore generale Giovanni Mantovani ha dato dettagli sull'iniziativa WinetoAsia che l'ente organizzatore del Vinitaly ha deciso di lanciare per sostenere l'export tricolore nell'area Asia Pacifico.
Secondo i dati Nomisma, il Giappone è campione di crescita per il vino tricolore, con un aumento a valore di oltre il 17% a quasi 200 milioni di euro, seguito dalla Russia (+11%) e dal Canada con +6,2%. Bene gli Usa (+5%), primo mercato con 1,8 miliardi di euro, anche se l’incremento sarà inferiore alla media import generale (+7,5%) e soprattutto al +11,4% della Francia (vicinissima ai 2 miliardi), spinta anche dalla corsa agli approvvigionamenti in vista dei dazi aggiuntivi.
Per il vino italiano virano in negativo la Gran Bretagna (-2,8%) e soprattutto la Cina (-3,8%) per il secondo anno consecutivo. Ma nonostante il doppio calo «la partita si gioca soprattutto in Asia», ha sostenuto Mantovani. «Con il nostro partner cinese abbiamo costituito la Shenzhen Baina International Exhibition, organizzatore di WineToAsia, in programma dal 9 all’11 novembre 2020 nel nuovo quartiere fieristico Shenzhen World».
La prima edizione di WineToAsia, prevede la partecipazione di 400 espositori, di cui il 15% aziende operanti nelle macchine enologiche. Lo sbarco di Veronafiere in Cina è una sorta di braccio di ferro con i concorrenti di ProWein. Infatti, dopo l’annuncio della nascita di WineToAsia i tedeschi hanno reagito anticipando ProWein China al 10-12 novembre a Shanghai, di fatto sovrapponendosi agli italiani.
«Ci fa piacere questa mossa», ha commentato Mantovani. «Evidentemente temono che la nostra manifestazione vada bene. Siamo contenti di Shenzen, una regione giovane e con tanti trader». L’import cinese al secondo anno di contrazione non preoccupa Mantovani, secondo cui una pausa è fisiologica. E sottolinea il tonfo della Francia, piuttosto che il calo limitato dell’export italiano verso la Cina.
Ma al di là del contingente, il dg di Veronafiere propone che al tavolo di regia evocato dalla ministra alle politiche agricole, Teresa Bellanova, «si arrivi con progetti concreti che mirino all’interesse generale e non a quello delle singole aziende. Eppoi, perché non destinare i fondi Ocm vino ai mercati anziché ad aziende e raggruppamenti?».
Con Wine To Asia VeronaFiere vuole rafforzarsi come punto di riferimento per il mondo del vino attraverso una piattaforma multicanale, gestota da una newco di cui la spa veronese detiene la quota di maggioranza. Partner unico è la Shenzhen Taoshow Culture & Media, società che fa parte della Pacco Communication Group Ltd con sede a Shenzhen e attiva anche a Beijing, Chengdu, Xi’an e Shanghai. «Guardiamo con sempre maggiore interesse agli sviluppi sulla nuova Via della Seta, forte di un’esperienza maturata in oltre 20 anni di presenza in Cina, considerata naturale porta d’accesso verso gli altri paesi del Far east,» ha spiegato Mantovani.
La prima missione commerciale di Vinitaly nel Paese del Dragone risale al 1998. «Da allora abbiamo accresciuto il presidio anno dopo anno attraverso le iniziative educational della Vinitaly International Academy, la partecipazione ai più importanti eventi b2b dedicati al vino, l’inaugurazione nel 2018 di un ufficio di rappresentanza a Shanghai e il lancio di un road show che ha toccato sette importanti città», ha proseguito Mantovani.
È su queste basi che Veronafiere sta accelerando per costruire un modello tutto italiano di promozione e il perno della nuova iniziativa sarà, a Shenzhen, Wine to Asia, piattaforma fieristica stabile dedicata al business e alla cultura del vino.
«Questo significa avere una visione strategica e a lungo termine», ha aggiunto il direttore generale. Dalla trasformazione in società per azioni, Veronafiere ha lavorato per fare di Vinitaly il centro di una struttura aggregativa di promozione che parli ai buyer esteri come voce unitaria dell’eccellenza vitivinicola italiana. I problemi da superare sono molti e influiscono sulla scarsa presenza del vino italiano, primo produttore al mondo, nell’ex Celeste Impero.
La domanda globale di vino dell’Asia Orientale vale 6,45 miliardi di euro di import ed è prossima all’aggancio del Nord America, che somma 6,95 miliardi di euro. Nella corsa al vino, l’Asia Orientale sta facendo gara a sé con un balzo a valore negli ultimi dieci anni del 227%: undici volte in più rispetto ai mercati Ue e quasi il quadruplo sull’area geo-economica nordamericana.
La città scelta per la nuova iniziativa è una delle aree più dinamiche della Cina, la Greater Bay Area che comprende la provincia della Guangdong, con Canton capitale, Hong Konge Macao un’area di oltre 70 milioni di abitanti, tra le più ricche ed evolute della Cina. La società prescelta per l’accordo è stata fondata nel 2009, si occupa di strategie online e offline di promozione in Cina nei settori wine&food e lifestyle e collabora con Veronafiere-Vinitaly da sei anni. Dall’accordo è nato anche il fuori salone di Chengdu e i road show promozionali e culturali nelle città di prima e seconda fascia della Cina. © Riproduzione riservata