«Il nostro scenario di base prevede che la debolezza del mercato immobiliare persista nel 2023 e che il contributo del settore all'economia rimanga sostanzialmente inferiore nei prossimi anni rispetto all'ultimo decennio», è la sintesi di Martin Petch, vicepresidente di Moody's e responsabile senior del credito, sul mercato immobiliare cinese la cui crisi, tuttavia, ha avuto finora un impatto limitato sulla qualità del credito sovrano del Paese.
«Ma in uno scenario negativo, in cui l'attività e i prezzi degli immobili si riducono ulteriormente o più a lungo del previsto, i finanziamenti dei veicoli di funding degli enti locali potrebbero subire ulteriori tensioni a causa di un calo del sostegno pubblico, oppure potrebbero verificarsi tensioni di liquidità e di bilancio nel sistema bancario a causa di un forte calo del valore degli immobili», avverte Petch.
I trasferimenti del Governo centrale a quelli regionali potrebbero aumentare ulteriormente per alleggerire la pressione sui bilanci in presenza di un calo delle vendite di terreni, che sono scese di quasi un quarto nel 2022. Un crollo immobiliare prolungato potrebbe anche spingere lo Stato a sostenere le banche più deboli, che sono più vulnerabili alla crisi. Sebbene sia improbabile che si verifichi uno stress sistemico, i costi di risoluzione in uno scenario negativo potrebbero essere sostanziali e verrebbero ripartiti tra gli enti statali.
La Cina è destinata a vivere un difficile periodo di transizione, poiché il settore immobiliare non tornerà probabilmente al suo ruolo di motore della crescita o alle dimensioni precedenti alla correzione. Un ruolo più contenuto per il settore potrebbe in ultima analisi portare a una migliore allocazione degli investimenti e a una crescita della produttività nel lungo periodo. Ma la transizione è molto complessa e comporta un notevole margine di errore politico, il cui costo potrebbe cristallizzarsi sul bilancio sovrano, concludono da Moody's. (riproduzione riservata)