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Azienda Costruzioni

China Communication Construction è ora nel mirino di Trump

La società statale cinese è il maggior contractor per quanto riguarda le attività infrastrutturali nel quadro della Belt&Road Initiative. Il provvedimento vieta alle società americane di fornire tecnologia a questo gruppo, definito la Huawei delle infrastrutture, e ad altre 24 società statali cinesi. I dirigenti e personale di queste società non potranno avere visti americani


26/08/2020 18:50

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

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Funzionari della China Communication Construction in visita al porto di Gioia Tauro, qualche anno fa

Uno dei protagonisti cinesi della Belt&Road, il gruppo del settore infrastrutture China Communication Construction, è entrato nel mirino dell'amministrazione Trump. 

Gli Stati Uniti hanno infatti annunciato una serie di restrizioni sui visti e sulle esportazioni rivolte a società statali cinesi e ai loro dirigenti coinvolti nell'avanzamento delle rivendicazioni territoriali di Pechino nel contestato Mar Cinese Meridionale.

Le misure di oggi dei dipartimenti di Stato e Commercio americani si applicano a varie imprese di proprietà statale, ma China Communications Construction è uno dei principali obiettivi, dal momento che è il maggior contractor nel quadro della Belt&Road Initiative (BRI) lanciata dal leader cinese Xi Jinping per sviluppare infrastrutture e collegamenti commerciali in Asia, Africa ed Europa.

Gli Stati Uniti hanno affermato che colpiranno 24 compagnie cinesi del settore del dragaggio nel Mar Cinese Meridionale, ad esse le società statunitensi non potranno fornire tecnologia di origine statunitense senza una licenza. Ai loro dirigenti coinvolti in attività nel Mar Cinese Meridionale, non sarà possibile rilasciare visti americani.

Le mosse seguono una dichiarazione formale degli Stati Uniti il mese scorso con cui Washington si oppone a una serie di rivendicazioni territoriali cinesi nel Mar Cinese Meridionale. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha detto che il cambiamento di politica serve a sostenere il diritto internazionale contro la campagna di Pechino, definita dal funzionario americano "la Legge del più forte", per costringere e intimidire i suoi vicini del Sudest asiatico ad arrendersi e cedere i loro interessi nella regione.

Pechino rivendica la sua sovranità sulla maggior parte del Mar Cinese Meridionale e le sue rivendicazioni si sovrappongono a quelle di sei Governi, tra cui cinque Paesi del Sudest asiatico. Sotto Xi, la Cina ha costruito isole artificiali nell'area e le ha fortificate con l'artiglieria. Nonostante le promessa di Xi nel 2015 alla Casa Bianca di interrompere il programma, Pechino ha proseguito la militarizzazione delle isole.

L'assistente del segretario di Stato, David Stilwell, ha definito la China Communications Construction e altre imprese statali coinvolte nelle azioni cinesi nel Sudest asiatico "le equivalenti moderni della Compagnia delle Indie Orientali", il conglomerato che alimentava l'Impero coloniale britannico.

Washington punta a etichettare la China Communications Construction come "la Huawei delle infrastrutture", e secondo un alto funzionario dell'amministrazione americana sono parte dell'impegno statunitense di fermare l'espansione globale di Huawei, con accuse secondo cui Pechino potrebbe utilizzare la società per spiare gli utenti.

Il funzionario americano sostiene inoltre che un altro fattore che ha portato alle azioni di oggi e' il ruolo della China Communications Construction nel programma di fusione militare-civile di Pechino, che incoraggia le entità civili cinesi a lavorare con l'Esercito cinese per rafforzare la difesa.

Altre entità cinesi prese di mira dal dipartimento del Commercio sono società che sviluppano e producono apparecchiature per le telecomunicazioni e la navigazione. Tra questi ci sono istituti di ricerca gestiti da due importanti appaltatori della difesa statale, China Electronics Technology Group e China State Shipbuilding. (riproduzione riservata)


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