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Pechino studia nuove tasse sulla casa, colpite le grandi città

Il presidente Xi Jinping ha chiesto "di procedere con costanza e in maniera vigorosa" sul programma di tassazione sulla proprietà. Per il momento tuttavia sarebbero escluse le proprietà nelle città di terzo e quarto livello. Gli investitori temono ulteriori effetti negativi sul settore, in aggiunta ai guai prtovocati da Evergrande


18/10/2021 17:28

di Elena Dal Maso - Class Editori

settimanale

Estendere l'esperimento della tassazione sulla proprietà privata, abbracciando il settore immobiliare. Ne ha parlato venerdì scorso il presidente, Xi Jinping, che ha chiesto progressi su un'imposizione fiscale che potrebbe aiutare a ridurre la disuguaglianza della ricchezza mentre il Paese si sforza di raggiungere l'obiettivo di "prosperità comune" entro la metà del secolo. 

In un saggio sulla rivista Qiushi del Partito Comunista, pubblicato venerdì dall'agenzia di stampa ufficiale Xinhua, Xi ha chiesto alla Cina "di procedere con costanza e in maniera vigorosa" sul programma di tassazione rivolta alla proprietà (property tax). Il governo ha riflettuto sulla questione per lungo tempo, oltre un decennio, ma ha dovuto affrontare la resistenza delle parti interessate, compresi gli stessi governi locali, che temono che la mossa possa erodere il valore degli immobili o innescare una forte vendita sul mercato.

Una tassa di questo tipo potrebbe frenare la speculazione nel mercato immobiliare, attualmente sotto attento esame da parte del governo e degli investitori internazionali mentre il colosso Evergrande, appesantito da 305 miliardi di dollari di debito, lotta per non crollare. Nel corso dell'ultimo mese, il gruppo cinese non ha pagato una serie di cedole su bond in dollari.

Secondo Nomura, una delle maggiori investment bank giapponesi,  «entro un anno, il governo cinese potrebbe annunciare un allargamento dell'imposizione fiscale sulla proprietà in  alcune città più rilevanti». Il punto è che il mattone pesa attorno al 28% del Pil cinese e un'ulteriore stretta sul settore potrebbe condurre ad una serie di fallimenti.

Barclays ha calcolato che il settore vale oltre 50.000 miliardi di dollari, molto più di quello statunitense, mentre sempre Nomura ha evidenziato come il debito immobiliare della Cina, per oltre 5.000 miliardi di dollari, sia superiore al pil del Giappone registrato nel 2020.

Pechino ha lanciato un programma pilota sulla fiscalità nel 2011 nelle province di Shanghai e Chongqing e in passato gli esperti hanno suggerito di ampliare i test includendo la città di Shenzhen e la provincia di Hainan, secondo i media statali. Inoltre, Pechino potrebbe estendere l'imposizione sulla proprietà anche alla provincia dello Zhejiang, secondo Reuters.

«La Cina potrebbe prendere in considerazione l'idea di condurre innovazioni di sistema per ampliare la portata dell'imposta sulla proprietà mentre si procede con la legislazione fiscale il prima possibile», ha scritto Jia Kang, ex direttore dell'Accademia delle Scienze fiscali, secondo quanto riportato da China Property News, testata gestita dal ministero dell'Edilizia abitativa.

I prezzi degli immobili variano notevolmente all'interno della Cina, con valori molto più alti nelle città considerate di primo livello come Pechino e Shanghai, rispetto ai mercati delle città dell'entroterra. «In generale, le città di terzo e quarto livello non rientrerebbero per ora nell'ampliamento dell'imposta sulla proprietà», ha spiegato Jia, aggiungendo che qualsiasi regime di imposta sugli immobili dovrebbe tener conto delle caratteristiche locali.

Quando il progetto è partito, dieci anni fa, la Cina ha cominciato a riscuotere le tasse sulla proprietà su alcune categorie di residenze di lusso a Shanghai. Secondo Sixth Tone, rivista in mano al governo, Shanghai impone ai proprietari di seconde case una tassa annuale dello 0,4-0,6%, a seconda del prezzo dell'immobile, mentre Chongqing fa pagare dallo 0,5% all'1,2% ai possessori di residenze singole e a chi detiene appartamenti di lusso. Lo scorso marzo il governo cinese ha dichiarato nel suo piano di sviluppo per il 2021-2025 che avrebbe spinto per una legislazione sull'imposta sulle residenze nei prossimi cinque anni. (riproduzione riservata)


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