Si stanno moltiplicando le iniziative congiunte tra Cina e i paesi del Golfo Persico che hanno aderito alla Belt& Road Iniziative. «Ogni anno aumentano le attività di scambio commerciale tra i due paesi, che ci aspettiamo raggiungano i 33 miliardi di dollari», ha commentato Abdulla Al Saleh, sottosegretario per il commercio estero del Ministro dell’economia degli Emirati Arabi Uniti, a conclusione dell'Annual investment meeting, Aim, di Dubai in cui sono emersi alcuni dati sugli investimenti nell'area legati alla Bri.
Cina e Eau intrattengono una partnership strategica focalizzata sulla promozione della ricerca scientifica negli ambiti dell’energia rinnovabile e dell’acqua, e questa cooperazione contribuirà ad aumentare gli scambi bilaterali, che potrebbero raggiungere 70 miliardi di dollari entro il 2020, secondo quanto è emerso al forum che si concentrato sui diversi investimenti e progetti associati alla Bri.
Marwan bin Jassim Al Sarkal, presidente esecutivo della Sharjah Investment and Development Authority, in rappresentanza di uno degli emirati minori dei sette che formano la federazione Eau, ha sottolineato ulteriormente l’importanza della Bri, e ha delineato il ruolo dell'emirato nell’espansione dei legami economici con gli investitori cinesi.
Il fatto nuovo rimasto però sotto traccia è che grandi gruppi cinesi attivi nel settore infrastrutture e costruzioni hanno incominciato a presentare offerte aggressive per assicurarsi appalti nei tanti progetti in corso e pianificati, in particolare, a Dubai e Abu Dhabi, tradizionalmente appaltati a imprese occidentali. Il caso che ha destato più preoccupazioni fra gli addetti ai lavori è l'offerta della China State Construction Engineering Company, Cscec, per la realizzazione della Dubai Creek Tower, il futuribile progetto dell'archistar spagnola Santiago Calatrava, per conto della Emaar Construction, il più importante gruppo immobiliare nell'area.
Un secondo fronte aperto dalla Cina nel Golfo è in Arabia Saudita. Alla fine di marzo i due paesi hanno dato vita a una nuova jv nella petrolchimica per realizzare il più importate progetto che la Cina abbia varato con un investitore estero. Saudi Aramco e due società cinesi, la Xincheng Group e la China North Industries Corporation (Norinco) investiranno 71 miliardi di yuan (9,3 miliardi di dollari) nella città di Panjin, nel nord-est della provincia cinese di Liaoning, per costruire un complesso petrolchimico che dovrebbe diventare operativo nel 2024, con una capacità di raffinazione di 15 milioni di tonnellate di petrolio e di produzione di 1,5 milioni e 1,3 milioni di tonnellate di etilene e di paraxilene rispettivamente, con un fatturato annuo di più di 100 miliardi di yuan(13,1 miliardi di dollari
«Ci aspettiamo che, tra pochi anni, questa società diventi una base petrolchimica di livello mondiale», ha detto Jiao Kaihe, presidente della Norinco.
«Questa nuova società è una chiara dimostrazione della strategia della Saudi Aramco, che sta cercando di allontanarsi dall’idea centrale di rapporto venditore-acquirente per trasformar si in un attore capace di compiere investimenti significativi a favore della crescita economica e dello sviluppo cinesi», ha precisato Amin Nasser, presidente e ceo di Saudi Aramco, «questo progetto farà da modello per la cooperazione tra l’iniziativa Bri cinese e la Vision 2030 sviluppata dall’Arabia saudita».
I tre partner hanno siglato un accordo a febbraio, che ha dato a Saudi Aramco il controllo del 35% della jv, mentre Norinco e Panjin Xincheng hanno rispettivamente il 36% e il 29%.
Panjin, una città a circa 500 km a nord-est di Pechino, è un importante polo nazionale dell’industria e della petrolchimica, dove più di 90 imprese attive nel settore hanno generato un fatturato di 189,8 miliardi di yuan soltanto nel 2018.
Intanto la settimana scorsa 600 autobus prodotti dalla società automotive cinese Anhui Ankai Automobile hanno lasciato Hefei, capitale della provincia orientale di Anhui, per essere consegnati in Arabia Saudita.
I bus, lunghi 12 metri, hanno tre porte e posti passeggero disposti in file da cinque, rispondono alla richiesta di confort e di spazio proveniente dai clienti sauditi. Finora l'azienda cinese ha esportato quasi 7 mila autobus verso l’Arabia Saudita, inclusi scuolabus e autobus per il trasporto pubblico, per il turismo e per il pellegrinaggi, diventando una forza trainante del sistema di trasporto del paese.
Un terzo fronte importante della Cina nel Golfo Persico è in Kuwait dove, nella zona più meridionale del deserto è in fase di sviluppo il Kuwait New Refinery Project (Nrp), lanciato in collaborazione con la China Petrochemical Corporation (Sinopec) e che conta la Sinopec Fifth Construction Company tra i suoi subappaltatori. Una volta operativo, il progetto dovrebbe aumentare la capacità di raffinazione del petrolio del paese arabo fino a 31,5 milioni di tonnellate all’anno.
Sinopec sarà responsabile per l’istallazione di sei impianti per la lavorazione dell’olio greggio, per un valore di 519 milioni di dollari.
Wang Zhiwei, project manager della Sinopec Fifth Construction Company, si fa un giro per i cantieri ogni giorno, controllando lo stato e la qualità del processo di costruzione. Sono ormai quasi tre anni che si occupa del progetto, dopo il suo lancio avvenuto nel 2016 e che porterà alla realizzazione della più grande raffineria del Medio Oriente.
«Non si tratta solo del futuro della produzione petrolifera del Kuwait, ma è anche un’ottima opportunità per stabilire un brand cinese nel paese», ha detto Wang. «Dobbiamo impiegare concept innovativi, eccellenza e velocità per creare un modello di saggezza cinese nel Kuwait e quindi nell’intero Medio Oriente».
Il Kuwait è stato uno dei primi paesi arabi a firmare un accordo di cooperazione con la Cina nel contesto della Bri, quando la Sinopec Fifth Costruction Company, aderendo al principio di «saggezza cinese», ha deciso di prendere in carico il progetto Nrp nel 2016.
Il compito principale della compagnia cinese, ovvero l’installazione di sei impianti per la raffinazione del petrolio, rientra nei contributi della Cina per lo sviluppo del Kuwait, e dunque per la realizzazione della visione di sviluppo formulata dal paese arabo nel contesto della Bri.
Wang, in qualità di project manager, si occupa di gestire l’intero processo di pianificazione, di progettazione, di acquisizione delle apparecchiature, di valutazione di mercato, di costruzione delle strutture e di installazione degli impianti.
Durante le prime fasi del progetto, per riuscire a saldare le spesse pareti interne del condotto, Wang ha deciso di impiegare una tecnologia innovativa – ovvero il cosiddetto «processo di saldatura automatica», che ha permesso di incrementare l’efficienza produttiva di un procedimento altrimenti dispendioso dal punto di vista della forza-lavoro, e quindi di aumentare la precisione e la velocità del processo di costruzione.
Senza contare che la decisione di Wang ha ispirato Sinopec nell’ideazione di «robot saldatori» intelligenti, che sono già stati testati su prodotti domestici dopo due anni di ricerca e sviluppo, e che si spera possano essere impiegati in progetti esteri il prima possibile.
«Lasciamo che gli stranieri apprezzino non solo il fatto che siamo in grado di farlo, ma che ci riusciamo con grande maestria. Dopotutto, è proprio questa la saggezza cinese», ha notato Wang.
Al momento, la Sinopec Fifth Construction Company non sta solo puntando allo stabilimento di un brand cinese, ma anche alla dimostrazione della qualità e della velocità legate alla «saggezza cinese», impegnando più di 6.000 lavoratori cinesi e non per quasi 10 ore al giorno per riuscirci.
Wang ha adottato nuove tecnologie anche per gestire le operazioni piuttosto complicate di elaborazione dei dati legati alla costruzione, alle forniture e al funzionamento, dando vita ad una piattaforma di condivisione dei dati che possa contribuire a ridurre i casi di ripetizione nel processo di lavoro. E la strategia è già diventata un modello a cui la compagnia si rifà in tutti i suoi progetti d’oltreoceano.
Il processo di costruzione dovrebbe concludersi entro la fine del 2019. Nonostante i rallentamenti legati alle temperature proibitive delle estati del Kuwait, che non permettono di lavorare durante il giorno, Wang è certo che il progetto della compagnia cinese riuscirà a vedere la sua conclusione come da programma.
«Abbiamo stilato una tabella di marcia piuttosto precisa, e al momento abbiamo raggiunto il 78,5% di completamento. Vantiamo un anno di vantaggio sul resto degli appaltatori stranieri impegnati nella costruzione dello stabilimento. Tutti potranno capire cos’è la vera velocità alla cinese», ha commentato Wang con un sorriso.
«D’altronde è il progetto del secolo non solo per il Kuwait, ma anche per l’affermazione della saggezza cinese», ha concluso.