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Azienda Energetico

Economia vs energia, le difficili scelte della Cina sulla scena della Cop 26

Il Dragone importa metà dell'energia che consuma da Corea del Nord, Russia e Myanmar, ciononostante continuerà a bruciare carbone, fortemente inquinante, fino al 2030 per sostenere la crescita dell'economia, quindi, soprattutto, dei consumi interni, secondo la dottrina della Dual circulation. Ma in realtà i consumi stanno flettendo, per mancanza di produzione, per mancanza di energia...


01/11/2021 13:13

di Marco Leporati*

settimanale
Il mercato di Yiwu

La prossima settimana si aprirà la 19° Sessione Plenaria del Comitato centrale del Partito Comunista Cinese in preparazione alla Conferenza sull’economia fissata agli inizi del prossimo anno. In attesa di questi due eventi il Governo Centrale vuole "raffreddare l’espansione disordinata del capitale" ma deve anche confrontarsi con il perdurante problema dell’energia, tema dominante sia del G20 appena terminato sia della Conferenza delle Parti sul Clima (Cop 26) di Glasgow cui la Cina insieme alla Russia ha declinato l’invito in presenza.

In questa temperie politico-istituzionale emerge un dato interessante: in Cina la produzione di energia elettrica in settembre pari a 675.100 Gwatt/ora è stata equivalente a quella importata di 670.600 Gwatt/ora; i maggiori Paesi esportatori di energia elettrica verso la Cina sono stati la Russia, Myanmar e la Corea del Nord, non vincolata per questa commodity al divieto espresso dalle sanzioni dell’Onu del 2017.

Quindi, a latere delle importazioni di carbone, abbiamo anche, secondo la metrica italiana di uno vale uno, un’importazione di energia elettrica pari alla produzione domestica.

Ammessa pura la formula della Dual circulation, che come un mantra viene ripetuta da più di un anno, auspicando l’incremento di consumi ed investimenti nel perimetro cinese, fino a ora la domanda estera è stata costante e una delle ragioni del calo della stessa potrebbe rivelarsi la parziale o limitata attività produttiva di migliaia di fabbriche. I dati appena pubblicati relativi al PMI (Purchasing Managers' Index) vedono un calo del sentiment imprenditoriale per ottobre al 49.2 % rispetto al 49.6% di settembre.

Sebbene nei primi nove mesi del 2021 l’indice del consumo sia cresciuto del 16% rispetto all’anno precedente, si sta assistendo ad una più leggera domanda interna dovuta sostanzialmente agli incipienti casi di Covid, pochi ma disseminati in diverse province, al conseguente limite di spostamenti e alle reiterate inondazioni che hanno caratterizzato la meteorologia di questa stagione.

Fuor di battuta, la quadratura del cerchio cinese è di difficile realizzazione. Anche perchè, lo scenario che si prospetta per i prossimi mesi prevederà una stabilità dei prezzi per il carbone fossile estratto dalle miniere cinesi: a questo riguardo la NDRC (Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme) ha in corso uno studio che modulerà il prezzo base fisso con una percentuale variabile di fluttuazione al fine di garantire da un lato un margine remunerativo per le società estrattive e dall’altro di strutturare un sistema equo che possa evitare le speculazioni.

In questo senso viene confermata la decisione di utilizzo del carbone sino al 2030 con ancora picchi importanti correlati ai consumi di energia elettrica. Al summit di Glasgow questa sarà la posizione della Cina.

D’altro canto se questo è lo scenario si dovrà capire il fabbisogno interno incluso quello per la produzione destinata all’export e quindi quanto carbone verrà importato annualmente dall’estero. A contribuire al consumo, sempre nell’ambito energetico, dobbiamo registrare una voce forse non considerata ed è l’utilizzo dell’elettricità per le linee ferroviarie ad alta velocità

La Cina è stato il primo Paese a dar vita ad una azione di ammodernamento delle proprie ferrovie con una rete che alla fine del 2020 si estendeva per 28.000 km sul territorio cinese. L’Eletricity-powered high-speed rail (HSR) se da un lato convince i passeggeri a ricreare un ambiente verdeggiante e bucolico dall’altro invece assorbe una quantità di energia elettrica impressionante per alimentare le motrici.

Infatti è dimostrato che, per esempio, la linea ad alta velocità Shanghai-Pechino contribuisce ad un risparmio di oltre 3 milioni di tonnellate di Co2 per anno ma per contrasto, se si confronta la stessa tratta con una linea tradizionale, indirettamente vi è una quota di emissioni gassose di 70 volte superiore dovuto alla correlativa produzione di energia secondo i modelli tradizionali.

Come tutte le economie manufatturiere nei momenti di criticità si vengono a creare al proprio interno degli squilibri che assumono la connotazione, se prolungati, di spartiacque tra chi possiede i vantaggi competitivi e chi ne è privo.

Un esempio viene da un luogo rappresentativo della produzione cinese non altamente tecnologica o innovativa ma con ampio spettro per la destinazione finale del retail, come quello evidenziato nella serie di Maid su Netflix, quando la protagonista, drop out per eccellenza, frequenta spesso gli stores di “tutto a un dollaro”.

Questa gamma di prodotti proviene da Yiwu, città situata nella provincia dello Zhejiang, non distante da Shanghai il cui layout è costituito prevalentemente da viali con negozi quali show room della produzione cheap per un totale di 4 milioni di mq, prima regolarmente visitati da compratori stranieri ed oggi parzialmente abbandonati.

Tutti i prodotti nascevano in aziende medio piccole a struttura familiare. Con le materie prime aumentate del 50% come il Pvc, materia base per tutte le estrusioni di luminarie natalizie e similari e la riduzione dell’energia che permette solo i turni di lavoro notturni contestati però da residenti contigui a piccole fabbriche costruite in aree non vincolate a piani regolatori urbanistici, l’impatto ha ripercussioni negative per il futuro.

Diversamente grandi gruppi che hanno in precedenza investito nella robotica e nella AI, hanno conseguito più flessibilità produttiva e le loro conseguenze negative sono minori anche in rapporto al valore aggiunto del loro prodotto.

La domanda da porsi, partendo dalla global factory di Yiwu, da cui partiva anche un servizio ferroviario verso la Spagna, è se buona parte della produzione destinata al mercato estero possa essere dirottata sul mercato domestico in ossequio alla Dual circulation. La risposta è certamente negativa ma come attesta lo State of Climate il documento elaborato dall’Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO) in occasione di Cop 26 il consumo è importante ma lo stato del nostro pianeta deve diventare una priorità condivisa. (riproduzione riservata)

*managing director a Shanghai di Savino Del Bene, azienda di trasporti internazionali e logistica. Vive e lavora in Cina da oltre 25 anni


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