Il Covid non ha rallentato i cantieri del Tap, il gasdotto che porterà in Italia il gas dei giacimenti di Shah Deniz, in Azerbaijan. Luca Schieppati, managing director della società, partecipata al 20% da Snam, conferma che l’avanzamento dei lavori è oltre il 96%, con le infrastrutture greche e albanesi pressoché concluse, e la parte italiana in via di completamento.
«Saremo operativi entro il quarto trimestre dell’anno», afferma il manager, dando così i tempi dell’arrivo in Italia delle prime forniture di gas dai giacimenti di Shah Deniz. Sulla risposta del mercato c’è ovviamente molta attesa da parte degli azionisti del consorzio Tap AG, partecipato oltre che da Snam, da BP e Socar (ciascuna col 20%), Fluxys (19%), Enagás (16%) e Axpo (5%). Il Tap si snoderà per 878 km, connettendosi col Tanap (Trans Anatolian Pipeline) a Kipoi, sul confine greco-turco, attraversando Grecia, Albania e Adriatico prima di approdare in Puglia.
Slitta, invece di sei mesi, a luglio 2021, la decisione sul raddoppio di capacità del Tap. In un primo momento, il consorzio che sviluppa il gasdotto aveva deciso di provare ad anticipare i tempi, tanto che la presentazione delle offerte vincolanti da parte degli operatori interessati ad acquistare i quantitativi addizionali di gas era stata fissata a gennaio 2021.
I test di mercato erano stati lanciati dall’estate 2019, con l’obiettivo di sondare l’interesse dei potenziali acquirenti della capacità di trasporto (shipper), come Enel ed Edison, ma anche Axpo Trading, Bulgargaz Ead, Depa Public Gas Corporation of Greece, E.On Global Commodities, Engie, Hera Trading e Shell Energy Europe.
Ma il Covid si è messo di mezzo, e con i prezzi delle commodity al minimo e le società energetiche costrette a tagliare i capex, si è deciso di non tentare rischiose fughe in avanti, tornando alla tabella di marcia iniziale secondo i tempi massimi previsti dalla normativa. «Abbiamo deciso di riprendere il piano originale e di raccogliere le offerte vincolanti a luglio del prossimo anno, così da venire incontro alle esigenze degli operatori», spiega a MF-Milano Finanza il managing director di Tap, Luca Schieppati.
«Siamo pronti a diversi scenari, e per questo è previsto anche uno step intermedio, senza arrivare direttamente al raddoppio di capacità di 20 miliardi di metri cubi dai 10 miliardi previsti per la fase iniziale». Il Tap, insomma, potrebbe aprire a un’espansione parziale, intorno ai 15-16 miliardi di metri cubi. Tecnicamente l’aumento della capacità non comporta complessità. Per il raddoppio servirebbe la realizzazione di due nuove stazioni di compressione in Albania e Grecia per aumentare la spinta del gas nelle tubature, mentre per un’espansione parziale potrebbe bastare l’ampliamento degli impianti già esistenti.
«Le linee guida del Market Test sono state approvate dai regolatori di Italia, Albania e Grecia, coinvolgendo nel processo Snam e la greca Desfa, operatori interconnessi. Sulla capacità sonderemo la disponibilità degli operatori in un momento in cui la situazione di mercato sarà senz’altro più chiara». Il Covid non ha però rallentato i cantieri del Tap. (riproduzione riservata)