La decarbonizzazione dell’economia cinese potrebbe collocare la Repubblica popolare tra i leader della catena di forniture nel comportato della mobilità elettrica e delle batterie, così come già lo è nel solare e nella tecnologia per l’eolico. Lo scrive Janus Henderson in una lunga analisi a più mani sulle implicazioni del processo di de carbonizzazione annunciato dal presidente Xi Jinping in occasione dell’ultima Assemblea generale dell’Onu e che fissa al 2060 l’obiettivo della cosiddetta neutralità carbonica.
I target, spiegano gli analisti, si intersecano peraltro con il concetto di doppia circolazione, nuovo paradigma dello sviluppo cinese. In pratica, gli sforzi verso la riduzione della dipendenza da fonti energetiche fossili punta a ridurre la dipendenza anche da forniture estere, aumentando il ricorso a produzioni locali e allo stesso tempo, la quota di esportazioni in settori chiave, ponendosi tra i leader di determinate supply chain.
Negli obiettivi climatici nazionali per il 2030 aggiornati, da poco annunciati, la leadership cinese ha comunicato i propri piani di ridurre del 65% (rispetto ai livelli del 2005) la percentuale di attività sul Pil che producono CO2. Precedentemente, l’obiettivo era quello di tagliare questa soglia dal 60 al 65% entro il 2030.
Spiegano ancora Daniel Graña, Emerging Market Equities Portfolio Manager, Matt Doody, Emerging Market Equities Analyst and Jennifer James, Emerging Market Credit Portfolio Manager, la decarbonizzazione porta con sé anche risvolti sociali “considerevoli”. Uno sono i salari più alti per i lavoratori delle industrie ad alto valore aggiunto, il miglioramento delle condizioni di salute, i minori rischi sia economici sia sociali legati ai cambiamenti climatici.
Secondo Janus le quotate guideranno e saranno allo stesso tempo guidate dai principi dalla transizione energetica.
Alcuni lati oscuri li segnalano invece Fabrice Jacob e Aravindan Jegannathan, rispettivamente ceo e Senior Analyst di JK Capital Management società parte del Gruppo La Française.
Negli ultimi giorni del 2020, ricordano la Cina ha dovuto affrontare blackout energetici in diverse province. Una situazione che, con ogni probabilità, non accadeva da più di un decennio. Yiwu e Changsha sono state fra le città che hanno imposto un razionamento dell’energia a seguito di un aumento della domanda di energia dovuto alla ripresa della produzione e all’entrata in funzione dei sistemi di riscaldamento per l’inverno. Diverse città nelle province di Zhejiang, Hunan, Jiangxi, Shaanxi e Guangdong hanno imposto limiti sull’uso dell’elettricità fuori dagli orari di “picco” per le fabbriche da metà dicembre.
"Il taglio delle forniture interne di carbone ha spinto il prezzo del carbone a salire dal punto più basso degli ultimi 12 mesi, raggiunto il 6 maggio 2020 con un prezzo di 464 yuan/tonnellata, fino a superare i 700 yuan/tonnellata attuali, ben oltre il livello consentito dalla Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme (NDRC) di RMB600/tonnellata. Un prezzo del carbone superiore a 600 yuan/tonnellata è considerato la soglia oltre cui la NDRC adotta misure per calmierare il prezzo", continua l'analisi, "La NDRC ha ora richiesto agli operatori nel settore dell’energia di coordinare la fornitura di carbone tra le loro centrali elettriche e ha stabilito che gli acquisti di carbone non debbano in nessun caso superare i 640 RMB/tonnellata. Le centrali elettriche sono ora sotto stretto controllo del governo".
Mentre la Cina rimane concentrata sull'aumento della sua quota di energie rinnovabili, tale passaggio graduale espone la sicurezza energetica cinese ai rischi associati alle rinnovabili, come le fluttuazioni stagionali. Ad esempio, il 45% dell'energia elettrica consumata nella provincia di Hunan è generato da centrali idroelettriche, che in genere soffrono di carenza d'acqua durante le inondazioni estive e di una importante formazione di ghiaccio nel corso dell'inverno. La situazione si è solo aggravata perché le forniture di carbone dalle province dello Shanxi e dello Shaanxi sono state tagliate quest'anno, a seguito di incidenti minerari. Gli esperti ritengono che la situazione peggiorerà ancora di più alla fine di gennaio, quando il clima sarà più freddo. (riproduzione riservata)