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Azienda Energetico

Rally delle materie prime e la Cina corre ai ripari

Pechino ha dichiarato tolleranza zero per le attività speculative illegali volte a far alzare i prezzi e ha chiesto alle banche di non vendere ai consumer prodotti di investimento legati a future su materie prime.


28/05/2021 10:41

di Giulia Talone - Class Editori

Materie prime

Dopo il Covid-19 l’industria cinese è tornata in salute. Secondo i dati del National Bureau of Statistics, ad aprile l’utile industriale è cresciuto del 57% su base annua. Risultato solido, anche se meno brillante del +92,3% centrato a marzo. Se confrontato con lo stesso mese del 2019, invece, il dato di aprile è salito del 50,2%, battendo la performance di marzo (+39,5%).

In particolare, il risultato più rilevante si è registrato nel settore delle materie prime: l’impennata dei prezzi ha gonfiato i margini senza impattare la domanda, che è stata sostenuta dalla ripresa delle attività economiche. I profitti dei produttori farmaceutici hanno subìto una netta accelerazione grazie ai volumi di vaccini e apparecchiature per la diagnosi del virus e la flessione degli utili del settore tessile è diminuita con la ripresa dei consumi.

Con l’ampliamento dei margini il rapporto debito pubblico/pil delle imprese si è ridotto al 56,3%. «La velocità della crescita in Cina non ha eguali: si prevede che entro il 2021 il suo tasso di crescita supererà del 10% i livelli pre-crisi», ha stimato Philipp Vorndran, Capital Market Strategist di Flossbach von Storch.

«L’Europa non può certo sperare in risultati simili, ma anche gli Stati Uniti, che stanno trainando la ripresa con ingenti pacchetti strutturali e di aiuti, rimarranno indietro». Il boom di utili del mese di aprile potrebbe però scontrarsi contro la fiammata dei prezzi delle materie prime. Se è vero che i profitti del settore sono schizzati, gli economisti hanno spiegato che le restanti industrie starebbero «faticando per tenere il passo con l’aumento dei costi».


Nel tentativo di alleviare la pressione sui margini, Pechino ha dichiarato tolleranza zero per le attività speculative illegali volte a far alzare i prezzi e ha chiesto alle banche di non vendere ai consumer prodotti di investimento legati a future su materie prime. Misure che per gli analisti potrebbero non bastare: «È improbabile che la sola politica della Cina possa contenere completamente la pressione al rialzo», ha commentato Qu Hongbin, capo economista di Hsbc. Secondo Qu l’aumento dei prezzi potrebbe rallentare gli investimenti dei produttori, infiacchire il mercato del lavoro e provocare un aumento delle insolvenze aziendali. «Tutto ciò potrebbe avere un impatto sulla ripresa economica complessiva della Cina», ha concluso. (riproduzione riservata)


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