Un mese e mezzo dopo la missione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in Vietnam, arriva l’annuncio che Eni ha finalmente operato con successo la sua campagna esplorativa nel Paese asiatico. Conte era stato ad Hanoi a inizio giugno per partecipare alla terza edizione del Dialogo ad alto livello sulle relazioni economiche Italia-Asean, l’organizzazione dei Paesi del Sud-Est asiatico, e aveva toccato anche il tema dell’oil & gas, con la presenza al forum proprio di Eni, tornata nel Paese nel 2012 e titolare di 5 blocchi offshore.
Finora le campagne esplorative condotte dal Cane a sei zampe erano andate avanti tra alterne fortune, tanto che sul bilancio 2018 erano state iscritte radiazioni per 100 milioni di euro, legate proprio alla cancellazione di pozzi esplorati senza successo o con risorse insufficienti per giustificarne lo sviluppo.
Ora è arrivata quella che il gruppo stesso definisce una svolta: il pozzo esplorativo perforato nel Blocco offshore 114, nel bacino del Song Hong (operato da Eni col 50%), ha confermato la presenza di gas e condensati nel prospetto denominato Ken Bau in quantità significativa. E pensare che il pozzo esplorativo Ken Bau 1X era stato abbandonato in anticipo rispetto al programma originario per motivi tecnici, prima di ritentare e raggiungere quei livelli profondi che possono contenere importanti risorse aggiuntive.
Eni sta già pianificando, Eni Vietnam opera al 100% anche il vicino Blocco 116. Intanto, il gruppo ha aggiornato il suo programma di buy-back: a seguito degli acquisti effettuati fino al 19 luglio 2019, considerando le azioni proprie già in portafoglio, Eni detiene 40,3 milioni di azioni proprie pari allo 1,11% del capitale sociale. (riproduzione riservata)