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Azienda Energetico

Tubi, gas e stoccaggio, così decolla il business dell'energia in Cina

Eni, Ansaldo Energia e Snam vedono prospettive favorevoli nei target energetici del Dragone stabiliti nel 14° piano quinquennale, che al 2025 prevede di costruire gasdotti per 210 mila chilometri e quadruplicare le possibilità di stoccaggio del gas, il cui consumo raddoppierà rispetto al 2018


21/04/2022 13:52

di Giulia Tassone - Class Editori

settimanale
Matteo Tanteri, ceo Snam China

La Cina sta puntando molto sul gas, i cui consumi per il 2025 sono previsti a più di 460 miliardi di metri cubi, quasi il doppio dei consumi del 2018 (270 miliardi di metri cubi), che verranno distribuiti nel Paese da un sistema di infrastrutture per i gasdotti, per cui serviranno tubi per olio e gas per 210 mila km al 2025, una produzione facilmente raggiungibile dall'industria nazionale.

Questi dati sono stati forniti da Matteo Tanteri, presidente e ceo di Snam China, nel corso di un webinar organizzato nei giorni scorsi dalla Camera di commercio italiana in Cina per illustrare nel dettaglio i target del XIV Piano Quinquennale (2021-2025) per il settore energetico e le implicazioni commerciali che ne derivano.

«Il target che invece appare più sorprendente è costituito dalla capacità di stoccaggio del gas naturale, oggi molto bassa perché raggiunge i 15 miliardi di metri cubi, ma che è previsto tocchi i 55-60 miliardi di mc entro il 2025: una buona notizia anche per l’Europa e l’Italia», ha aggiunto Tanteri che è in Cina per promuovere soprattutto l'attività di Snam nelle infrastrutture di stoccaggio dove il gruppo è leader assoluto nelle tecnologie più avanzate.

«Per quanto riguarda l’idrogeno il Governo cinese ha predisposto un piano dedicato: i target sono piuttosto conservativi mentre si pone l’accento più sulle infrastrutture coinvolte», ha aggiunto il manager, «nei mesi scorsi molte regioni cinesi hanno varato i loro specifici piani sull’idrogeno che appaiono più innovativi, in particolare quello della Mongolia Interna, del piano nazionale che comunque prevede l'utilizzo di idrogeno verde e non di quello blu, estratto cioè da fonti energetiche non rinnovabili, come il gas», ha concluso Tanteri.

La guidance per la transizione verso la decarbonizzazione è stata invece al centro dell'intervento di Guido Giacconi, co-fondatore e presidente di In3act, secondo il quale la Cina si è posta un periodo di tempo piuttosto limitato per il raggiungimento della neutralità carbonica nel 2060, dopo soli 30 anni dall’anno previsto per il picco del carbonio (2030).

Una tempistica che appare piuttosto difficile da rispettare ma che riflette in pieno la volontà di decarbonizzazione del Paese e l’attenzione riservata al combattere il cambiamento climatico. I target stabiliti sono che entro il 2025 l’utilizzo di energie rinnovabili toccherà il 20%, per salire al 25% nel 2030 e raggiungere quota 80% nel 2060; l’intensità di emissioni di CO2 scenderà del 18% nel 2025 (rispetto al 2020) e del 65% nel 2030 (rispetto al 2005), mentre l’energia consumata a livello nazionale nel 2025 diminuirà del 13,5% rispetto ai cinque anni precedenti e continuerà a scendere – senza un’indicazione precisa in termini numerici – negli anni successivi.

A questi obiettivi si aggiunge una copertura forestale prevista del 24% nel 2025 e del 25% nel 2030 e la dicitura secondo cui “China will have fully established a green, low-carbon and circular economy and a clean, low-carbon, safe and efficient energy system” nel 2060, pur senza indicare specifici target.

«Nel XIV Piano Quinquennale, il tema energetico è articolato in 14 punti e pone l’accento su come il processo di decarbonizzazione non debba in alcun modo portare a una crisi nel Paese, per il quale la sicurezza energetica resta la priorità esclusiva», ha osservato Giacconi, «questo spiega perché gli obiettivi presentati entro il 2025 appaiono piuttosto blandi e assolutamente non in linea con la presunta decarbonizzazione completa del 2060, che pur viene confermata nel documento».

Tra i 14 punti menzionati spiccano enunciazioni di principio come la promozione di una “coscienza” ecologica collettiva o la riduzione del divario tra aree urbane e rurali e obbiettivi strategici tra cui lo sviluppo di nuove biomasse e combustibili, mantenendo la sicurezza alimentare al primo posto, l'accelerazione nell’utilizzo ad ampio raggio di energie rinnovabili, mentre il carbone è comunque mantenuto e l'apertura ulteriore ai mercati stranieri, pur sempre sotto il controllo governativo.

Teti Licursi, dagli uffici Eni di Pechino, ha sottolineato come il Piano energetico quinquennale punti a costruire un sistema moderno di energia, accelerando una serie di processi già messi in atto per la modernizzazione del sistema energetico, il che significa un modello sempre più “clean, low-carbon, safe, highly efficient”. «L’aspetto della sostenibilità è quindi ben presente, in linea con la narrazione ufficiale degli obiettivi del Partito, e sembra essere uno dei temi fondanti del sistema energetico su lungo termine», ha detto Licursi, «con un range temporale più ampio: nel 2035 le emissioni di carbonio dovrebbero calare drasticamente in seguito al picco raggiunto nel 2030 e questo richiederà certamente l’ausilio di aziende specializzate nella transizione energetica».

È in questa prospettiva che Eni vede delle favorevoli prospettive di business in Cina, grazie all'eccellenza che ha conquistato su scala mondiale per quanto riguarda le bioraffinerie, cioè la trasformazione delle raffinerie tradizionali in impianti eco-compatibili come la bioraffineria di Porto Marghera, che nel 2014 è stata la prima al mondo, e quella di Gela del 2019. (riproduzione riservata)


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