Anche la Cina è pronta a dotarsi di un Fondo per la stabilità finanziaria. Al momento l'iniziativa è soltanto un titolo, senza dettagli su come Pechino intenda realizzarla. L'annuncio è stato dato sabato dal premier Li Keqiang nella relazione introduttiva in apertura dei lavori dell'annuale plenaria dell'Assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese.
Il veicolo servirà a scongiurare rischi sistemici e a gestire le crisi degli attori finanziari e industriali considerati troppo grandi per fallire. Negli ultimi mesi la dirigenza cinese ha dovuto fare i conti con i problemi finanziari di Evergrande e di un piccolo numero di altri operatori del settore immobiliare, altamente indebitati. Molti investitori guardano ancora al mattone con preoccupazione, dato che, come ricordato dalla società di gestione T. Rowe Price, il settore finanziario ha un'esposizione sull'immobiliare attorno al 40%. La stabilità è quindi diventata il mantra a Zhongnanhai, il Cremlino cinese, dove si guarda al congresso del Partito comunista in calendario nella seconda metà dell'anno, che confermerà al potere Xi Jinping per un terzo mandato da segretario generale e conseguente, dalla prossima primavera, da presidente della Cina.
Ecco perché, come emerso dalla riunione del Politburo dello scorso febbraio, l'obiettivo per il 2022 è garantire la stabilità economica e sociale, così da predisporre le basi per raggiungere l'obiettivo che i leader si sono dati per il centenario della Repubblica popolare nel 2049: l'ascesa "a moderno Paese socialista". Per la stampa economica cinese, l'European financial stability facility istituito nel 2010 per fare fronte alle difficoltà nei Paesi dell'area euro, prima affiancato e poi sostituito dal Meccanismo europeo di stabilità (Mes), potrebbe essere un modello per il futuro strumento con caratteristiche cinesi.
Una delle modalità di funzionamento potrebbe prevedere il coinvolgimento delle amministrazioni locali e della Banca popolare della Cina (PboC), l'istituto centrale della Repubblica popolare.
Il settimanale finanziario Caixin accosta il progetto lanciato da Li Keqiang al Fondo di risoluzione unico pensato in Europa per garantire una risoluzione ordinata delle banche in dissesto, con costi minimi per i contribuenti e per l'economia reale e del quale, con l'ultima riforma, il Mes fungerà da dispositivo di sostegno.
Un altro elemento da considerare è come il nuovo strumento dialogherà sia con il China's securities investors protection fund, schierato nel 2015 durante il crollo dei listini per ristorare i risparmiatori, sia con gli strumenti analoghi messi in campo negli ultimi anni per assicurazioni, banche e trust.
Intanto a febbraio il tasso di inflazione annuale in Cina si è attestato sullo 0,9%, invariato rispetto al minimo degli ultimi 4 mesi di gennaio e in linea con le previsioni di mercato. Il costo del cibo è diminuito a causa di un calo più marcato dei prezzi della carne di maiale, mentre l'inflazione non alimentare è rimasta poco mossa. Per quest'anno, la Cina ha fissato un obiettivo dell'Ipc (Consumer price index) a circa il 3%, lo stesso del 2021. L'anno scorso, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,9% a causa dei diffusi focolai di Covid.
Quanto ai prezzi alla produzione, gli aumenti sono stati dell'8,8%. Rincari destinati a durare nel breve termine, secondo Julian Evans-Pritchard, economista di Capital economics, con i prezzi delle materie prime che saliranno alle stelle in risposta alla guerra in Ucraina, «ma questo non sarà un ostacolo importante per l'allentamento monetario di Pechino». Sulla stessa linea Citigroup: «L'inflazione non limiterà la politica monetaria per ora, ma potrebbe diventare più una fonte di preoccupazione nella seconda metà dell'anno», dice la banca d'affari. (riproduzione riservata)