Arriva dal cuore della finanza cinese, la People Bank of China, ossia la banca centrale, la conferma della disaffezione degli investitori internazionali per il mercato della repubblica popolare: la quantità di azioni cinesi possedute da investitori stranieri è diminuita nel 2023 per il secondo anno consecutivo. A innescare il calo è stato il crollo del mercato che ha ridotto il valore delle partecipazioni spingendo così gli investitori a cercare rendimenti più elevati altrove.
Alla fine dello scorso anno gli investitori stranieri possedevano 2.800 miliardi di yuan (390 miliardi di dollari) di azioni cinesi onshore. Si tratta di un numero in calo del 13% rispetto ai 12 mesi precedenti e di quasi il 30% rispetto al picco della fine del 2021. Però c'è stato uno spostamento verso il mercato obbligazionario: i dati mostrano infatti che il valore delle obbligazioni detenute da entità estere è aumentato di quasi l’8% lo scorso anno.
Con l’inizio del nuovo anno le cose non sono cambiate. Le vendite sono continuate, con gli investitori stranieri che hanno disinvestito circa 14,5 miliardi di yuan (2 miliardi di dollari) di azioni a gennaio secondo l’ultima analisi di Bloomberg. Entrambe le rivelazioni sono in linea con gli indicatori che hanno già palesato un progressivo disinvestimento, nel corso di tutto il 2023, da parte di alcuni fondi globali dalle azioni onshore della Cina nel tentativo di trovare alternative in altri mercati, tra cui India e Giappone.
Gli esperti fanno notare che i dati relativi alla seconda metà dell’anno sono stati pubblicati dopo un lungo e inspiegabile ritardo, al quale la PboC non ha per altro dato nessun spiegazione. I dati sugli investitori esteri non sono gli unici per altro ad esser stati pubblicati in ritardo. Dopo un lungo stop, il mese scorso l’Ufficio nazionale di statistica ha ripreso a pubblicare il tasso di disoccupazione giovanile.
Più in generale la mancanza di trasparenza dei dati è un problema, soprattutto perché questa opacità a volte ha ostacolato la capacità degli investitori di valutare la salute dell'economica cinese, tra le crescenti preoccupazioni per l’accresciuto senso di priorità di Pechino sulla sicurezza nazionale. In questo quadro gli analisti concordano nel sottolineare che il rafforzamento del controllo di Pechino sui dati aziendali ed economici che ritiene sensibili si aggiunge alle sfide nella comprensione del futuro sviluppo della Cina in campi chiave per aziende, governo e ricercatori.
Più di un segnale indica che le autorità di Pechino stanno lavorando per ripristinare la fiducia degli investitori internazionali, consapevoli che attrarre sul proprio territorio aziende straniere e investimenti esteri nel mercato finanziario è strategico, per diversificare l'economia e sfruttare le competenze e l'innovazione offerte dagli attori globali.
Xiaolin Chen, head of international di KraneShares ricorda che di recente sono stati conclusi diversi accordi, come la collaborazione di Meta con Tencent e il riacquisto da parte di McDonalds di una quota azionaria dell’attività in Cina, che evidenziano come il Paese sia aperto ad accogliere le competenze straniere.
Un altro passo significativo è rappresentato dall’approvazione della joint venture di Mastercard, che avvicina i mercati finanziari cinesi alla comunità internazionale. Gli sforzi per attirare l’interesse internazionale non si limitano all’economia e alla politica, ma abbracciano anche la sfera culturale. Infatti, la Cina ha recentemente annunciato l'esenzione dal visto per i visitatori provenienti da sette Paesi (tra cui l’Italia), al fine di attrarre maggiormente i turisti stranieri, a riprova dell'impegno della Cina a promuovere i legami diplomatici e culturali sulla scena internazionale.
«Riteniamo che nel 2024 la Cina manterrà una politica monetaria estremamente favorevole e una pianificazione fiscale strategica», spiega Chen, «la chiave per il rilancio economico della Cina è nelle mani dei suoi legislatori e nella loro abilità nell’attrarre gli investitori globali, che stanno ritrovando fiducia nel Paese, nonostante questa debba ancora fortificarsi e lasci poco spazio per passi falsi».
Secondo l’analista, la Cina presenta tuttora fondamentali economici interessanti rispetto a quelli di altri grandi mercati, come gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Eurozona, che sono alle prese con fattori sfavorevoli derivanti dall’aumento dei tassi, dalle valutazioni alte e dall’indebitamento dovuto alla pandemia.
«Il potenziale di crescita a lungo termine della Cina rimane intatto, grazie all’impegno verso l’integrazione economica globale e alle misure strategiche interne per stimolare la crescita. Tuttavia», conclude Chen, «è necessario che il governo attui politiche più definite che delineino le aree chiave di crescita e le priorità di allocazione di capitali, per far sì che il mercato torni a operare basandosi sui fondamentali. Con gli occhi di tutto il mondo puntati su Pechino, spetta ai funzionari cinesi garantire che le politiche attuate si traducano in benefici per la nazione e l’economia globale». (riproduzione riservata)