La polizia cinese ha arrestato l'ex uomo più ricco del Paese, il tycoon dell'energia Li Hejun. Lo riferisce il giornale economico cinese Caixin. Li, fondatore del gruppo Hanergy, è stato fermato a Jinzhou, città nella provincia nord-orientale di Liaoning. Secondo il South China Morning Post, l'arresto sarebbe collegato ai guai della Banca di Jinzhou, il principale creditore del gruppo Hanergy. Nel mirino ci sarebbe l'offerta di collocamento nel 2015 di una controllata di Hanergy, la Hanergy Thin Film, alla quale la banca avrebbe prestato 10 miliardi di yuan (1,37 miliardi di euro).
Li è stato classificato da Hurun Report nel 2015 come l'uomo più ricco della Cina con un patrimonio equivalente a 26 miliardi di dollari anche grazie alla crescita della quotazione di borsa avvenuta in quella circostanza: un aumento di sette volte del valore. A maggio di quello stesso anno però una vendita di azioni portò a un crollo del valore del 47%. Nel 2019 Li dovette effettuare un delisting della compagnia dopo che l'autorità di controllo sulla borsa di Hong Kong fece un'indagine in seguito alla quale ottenne una sospensione del ruolo direttivo del tycoon per otto anni per aver celato la situazione debitoria tra la controllata e la casa madre.
La storia di Li è in qualche modo tipica di una generazione di uomini d'affari cinesi. Li ha iniziato la sua attività imprenditoriale nel 1989 dopo aver ottenuto un prestito di 50mila yuan (6.800 euro) e in cinque anni dichiarò di aver fatto 80 milioni di yuan (11 milioni di euro) investendo su una piccola centrale idroelettrica nel Guangdong. In seguito usò il suo denaro per investire in un megaprogetto idroelettrico nello Yunnan, che gli permise di spiccare il volo. Le maglie della giustizia cinese cominciarono a stringersi su Hanergy già nel 2019, quando fu arrestato il capo degli affari Huang Songchun, rilasciato poi dopo pochi giorni. Nello stesso anno la banca di Jinzhou entrò in crisi.
Pochi giorni fa Jack Ma, miliardario fondatore del gigante dell’e-commerce Alibaba, ha rinunciato al controllo della fintech Ant Group, salita agli onori delle cronache nel 2020 perché stava programmando l’ipo dei record (poi fallita) da 34,4 miliardi di dollari. (riproduzione riservata)