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Azienda Finanza

Avviata l'ipo di Ferretti (yacht) alla Borsa di Hong Kong

È prevista per fine marzo l'emissione di nuove azioni che permetteranno di raccogliere 300 milioni di dollari e che potrebbe quindi valorizzare la società intorno a un miliardo di dollari. Il gruppo che produce yacht di lusso è controllato all'86% dal colosso cinese Weichai, percentuale che potrebbe scendere


16/03/2022 12:55

di Nicola Carosielli - Class Editori

settimanale
Alberto Galassi, ceo di Ferretti

Ferretti, lo storico gruppo degli yacht di lusso, ha avviato il pre-marketing, che durerà fino a venerdì, propedeutico alla quotazione a Hong Kong attraverso un'ipo tutta in aumento di capitale.

L'emissione di nuove azioni permetteranno di raccogliere 300 milioni di dollari e che potrebbe quindi valorizzare la società intorno a un miliardo di dollari, a fronte di un flottante previsto che dovrebbe essere di circa il 25% del capitale.

Il processo, che fino a poche settimane fa necessitava di condizionali, sembra adesso indirizzato al raggiungimento dell'atteso traguardo della quotazione i cui proventi, almeno per circa un 70%, saranno destinati a espandere il portafoglio del gruppo e a migliorare le attività, con lo sviluppo di nuovi modelli di super yacht.

Il resto servirà invece a rafforzare i servizi ausiliari quali quelli di brokeraggio di yacht, chartering e di gestione. Inizialmente sembrava che il listing a Hong Kong potesse avvenire intorno la metà del 2022, mentre allo stato attuale tutto sembrerebbe suggerire che il suono della campanella possa avvenire ben prima.

La tabella di marcia per il bookbuilding non è ancora stata confermata, ma secondo le stime potrebbe durare dalle due alle due settimane e mezzo, lasciando così supporre che il prezzo verrà fissato verso la fine di marzo. Nella gestione dell'operazione sono coinvolti Cicc (China international capital corporation) in qualità di sponsor dell'operazione a Hong Kong, il quale è anche uno dei global coordinator insieme con Intesa Sanpaolo e Bnp Paribas.

La scaramanzia resta comunque viva in casa Ferretti, anche per via del ricordo ancora vivo delle vicende del 2019, quando il gruppo fu costretto all'ultimo a ritirare la quotazione a Milano a causa delle valutazioni ritenute eccessivamente basse dal ceo Alberto Galassi.

In quel frangente, advisor e investitori chiedevano che il collocamento avvenisse a un prezzo molto più basso rispetto alla forchetta proposta inizialmente e compresa fra 2,5 e 3,7 euro per azione, corrispondente a un equity value pre-aumento di capitale compreso tra 627 e 928 milioni di euro e che sarebbe corrisposto a una capitalizzazione post aumento di capitale compresa tra 727 milioni e 1,076 miliardi.

Invece, per venire incontro alle richieste del mercato, il prezzo di collocamento era stato portato entro una forchetta compresa tra 2 e 2,5 euro per azione, un livello ritenuto appunto troppo poco premiante da Galassi. Basti pensare effettivamente che nella primavera 2019 circolavano per Ferretti valutazioni pre-money attorno ai 750 milioni di euro sulla base di un multiplo pari a 14 volte l'ebitda 2018 (che era stato di poco meno di 53 milioni a fronte di 609 milioni di ricavi).

Adesso il vento sembrerebbe però essere girato a favore, grazie anche ai risultati dei primi nove mesi 2021, con gli utili netti pari a 32 milioni di euro, quasi sei volte quelli dell'anno precedente di 5,7 milioni di euro.

Il conglomerato cinese Weichai, che dieci anni fa salvò il gruppo dal fallimento rilevandone la maggioranza delle azioni, oggi controlla una quota dell'86,1% nel gruppo, mentre F Investments, gestita da Piero Ferrari, detiene una partecipazione dell'11,1%, il resto è in mano a Adtech Advanced Technologies (2,8%) e Butler Management. (riproduzione riservata)


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