Sono 2700 le imprese italiane, soprattutto, e straniere, che si sono iscritte in 6 mesi di attività alla piattaforma business matching creata da Cdp per mettere in contatto il made in Italy con potenziali partner in tutto il mondo, ma con un focus particolare sull'Asia e sulla Cina.
Il dato, comunicato da Riccardo Honorati Bianchi, responsabile della piattaforma, è emerso questa mattina nel corso di un evento, organizzato da Cdp e da China Construction Bank (CCB), che da quando ha scelto di aprire nel 2015 a Milano la prima filiale europea, focalizzata sull'aiuto alle pmi nei contatti con il mercato cinese, si è mostrata particolarmente impegnata nello sviluppo delle relazioni bilaterali.
L'evento è stato un'occasione per fare il punto sulle potenzialità del mercato cinese nei settori della moda, mobili e arredo, tre industrie strategiche del made in Italy.
«Nonostante il calo nella supply chain globale dell’anno scorso e l’impatto della pandemia, l’interscambio bilaterale tra i due Paesi ha infatti raggiunto i 74 miliardi di dollari, con un incremento del 34% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La cooperazione in settori come finanza, energia, elettricità, manifattura, nuove fonti energetiche, petrolchimiche e infrastrutture ha dimostrato risultati importanti e in costante crescita», ha ricordato Hu Bofei, la manager vice direttore generale della divisione International Business di China Construction Bank, «l’Italia è il 4° partner commerciale della Cina in UE, la Cina è il 1° partner commerciale per l’Italia in Asia».
Anche CCB ha dal 2019 una propria piattaforma di contatto tra aziende, “Match Plus Smart Match Making Platform”, per il matching B2B, rivolta soprattutto alle aziende cinesi che cercano partner e nuovi canali commerciali all’estero. Dalla creazione della piattaforma, sono state organizzate più di 165 attività di matching transfrontaliero, per 12.000 aziende di 34 Paesi e regioni in tutto il mondo, ha fatto sapere Hu Bofei.
L’esperienza che CCB ha acquisito con la sua piattaforma è stata messa a disposizione di CDP per l’organizzazione dell’evento digitale di oggi a cui si sono iscritte un centinaio di imprese cinesi. Fashion e furniture sono, infatti, due argomenti che richiamano un interesse crescente da parte dei consumatori cinesi, che, ovviamente, rappresentano il maggior mercato mondiale.
L'anno scorso il mercato della moda in Cina ha raggiunto 350 miliardi di dollari come valore e le vendite nel settore dell’arredamento hanno raggiunto i 120 miliardi di dollari. Lo stile di vita del popolo cinese e il suo concetto di consumo stanno andando incontro a grandi cambiamenti, e i giovani cinesi sono sempre più guidati dal desiderio di una “bella vita”. «In questo senso, è possibile affermare con certezza che il potenziale per le aziende italiane della moda e dell’arredo interessate a fare affari con la Cina è enorme», ha concluso Hu Bofei.
Si tratta di numeri corroborati da una recente ricerca di Luxe.com, società cinese che si occupa del mercato internazionale del luxury e della moda, in contatto con più di 3000 brand, molto attenta al Made in Italy e alle aziende italiane di questi settori. Luxe ha creato “Italian Fashion Brands in China”, un osservatorio sulle tendenze del mercato nel settore, che ha confermato l'ampio margine di sviluppo e crescita nel Paese.
«L’Italia è in cima alla lista dei Paesi preferiti dai consumatori cinesi per l’acquisto di beni luxury, seconda ma a pochissima distanza solo alla Francia, scelta dal 46,6% degli intervistati mentre l'Italia è stata scelta dal 45,4%», ha sottolineato Alicia Yu, fondatrice e ceo di LUXE.co.
Alla domanda sugli eventi e attività che esercitano più attrattiva del mercato italiano, le risposte degli intervistati (cinesi) hanno spaziato in ambiti molto diversi: oltre alle rinomate Milan Fashion Week (72,5%) e alla Milan Design Week/Milan Furniture Fair (57,9%), i consumatori cinesi si sono dichiarati interessati a eventi quali il Festival del Cinema di Venezia (48,5%), la Biennale di Venezia (45,3%), Pitti Uomo (28,6%), Vinitaly Wine (25,6%), MIPEL (24%), la Triennale di Milano (22,7%), MICAM (21,8%), Vicenzaoro The Jewellery Boutique Show (20,6%) e Cosmoprof Bologna (12%).
Infine, lo studio di Luxe ha messo in luce quali siano le parole maggiormente associate dal popolo cinese al concetto di Made in Italy: artigianalità (67,2%), tradizione (64,6%), design (63%), valore artistico (57,6%), materiali (53,4%), identità (18,9%). Di queste, se le top 3 key words sono artigianalità, tradizione e design, è stata evidenziata una differenziazione tra le fasce di età: in particolare, i più giovani (nati dopo il 2000) hanno scelto la tradizione come parola chiave associata ai beni italiani.
Questo fa capire come le nuove generazioni siano molto interessate alla storia e ai valori tradizionali di brand e prodotti italiani, un concetto essenziale per indirizzare le campagne sui social network destinate al mercato cinese e i valori veicolati attraverso i canali e-commerce. Dove l'Italia e le sue imprese sono ancora indietro. L’Italia non compare nella top 10 dei Paesi che vendono online e resta ancora indietro nell’e-commerce. Per questo, proprio nell’online c'è un enorme spazio per sfruttare il potenziale inespresso dei settori moda e arredo. (riproduzione riservata)