La Cina ha registrato per la prima volta dal 1998 una passività negli investimenti diretti esteri di 11,8 miliardi di dollari, secondo gli ultimi dati resi noti sulla bilancia dei pagamenti. Il dato, nella sua eccezionalità, rivela una crescente pressione di capitali in uscita dall'ex Celeste impero, probabilmente in conseguenza delle politiche di de-risking avviate dai governi occidentali per limitare il rischio Cina, ma anche alla ricerca di investimenti di portafoglio più redditizi, visto il differenziale dei tassi di interesse sfavorevole alla Cina.
«Parte della debolezza degli investimenti diretti esteri in Cina potrebbe essere dovuta al rimpatrio degli investimenti da parte delle multinazionali estere», ha scritto Goldman Sachs, aggiungendo che anche i differenziali dei tassi di interesse della Cina rispetto ai Paesi sviluppati hanno avuto un ruolo. «Con i tassi di interesse più bassi in Cina e più alti altrove, è probabile che le pressioni sul deflusso di capitali persistano», hanno aggiunto da Goldman Sachs.
Il calo degli investimenti esteri nella bilancia dei pagamenti è un ulteriore segnale della debolezza economica che sta attraverso la seconda economia globale. Per questo dalla banca popolare cinese (PboC) è arrivata l’ennesima iniezione di liquidità nel sistema bancario da 18 miliardi di yuan (circa 2,51 miliardi di dollari) attraverso operazioni di pronti contro termine a sette giorni a un tasso di interesse dell’1,8%. «L’operazione», ha puntualizzato la PboC, «mira a mantenere la liquidità nel sistema bancario ragionevole e ampia».
Gli ultimi dati mostrano che il volume degli scambi onshore di yuan contro il dollaro è crollato al minimo storico di 1,85 trilioni di yuan (254,05 miliardi di dollari) in ottobre, un calo del 73% rispetto al livello di agosto. Stando a quanto riferito da alcune fonti a Reuters, la Banca popolare cinese ha esortato le principali banche a limitare gli scambi e a dissuadere i clienti dal cambiare lo yuan con il dollaro. Inoltre, stando ai dati di Goldman Sachs riportati dall’agenzia britannica, i deflussi di valuta estera dalla Cina sono aumentati drasticamente fino a raggiungere i 75 miliardi di dollari, la cifra mensile più grande dal 2016.
Sul tema dei rapporti con la Cina da parte dell'Unione Europea si è espresso nel corso della mattina l’alto rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Josep Borrell, in occasione della Conferenza annuale degli ambasciatori dell’Ue. «Il de-risking è volto a diversificare le fonti di fornitura e il rischio. Le autorità cinesi dovrebbero essere preoccupate dalla diminuzione degli investimenti finanziari europei in Cina più che dal nostro de-risking».
«La sicurezza economica è una parte importante della nostra politica estera ma non deve essere vista come una mossa anti-Cina», ha aggiunto Borrell citando il prossimo vertice tra Ue e Cina il prossimo mese, «noi abbiamo bisogno della Cina per risolvere le sfide globali come il cambiamento climatico. È importante continuare a cooperare e dire cosa ci aspettiamo dalla Cina».
«Vogliamo solo che la Cina capisca», ha concluso Borrell, «che sarà difficile per lei mantenere il suo accesso al mercato europeo in un momento in cui le società europee trovano sempre più difficile accedere al mercato cinese. Abbiamo un deficit commerciale enorme che sta crescendo velocemente ed è dovuto all'alto livello di sussidi garantito alle società cinesi e alle barriere di accesso al mercato cinese. Noi non siamo protezionisti in Europa ma se la Cina non aprirà il suo mercato dovremo chiudere il nostro». (riproduzione riservata)