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Generali tratta per entrare anche nelle previdenza privata in Cina

L'assicuratore triestino non ha mai nascosto di voler crescere in Asia, in particolare in Cina dove nel segmento Vita, grazie alla storica alleanza con il colosso petrolifero Cnpc, Generali China è una delle joint venture di maggior successo. Nel piano industriale 2019-2021 presentato a fine novembre, il Leone ha 3-4 miliardi di euro in cassa da mettere a disposizione della crescita


12/04/2019 12:06

di Francesca Gerosa - Class Editori

Generali punta alla previdenza privata in Cina
Philippe Donnet

Generali tratta per entrare nella previdenza privata in Cina. Secondo quanto hanno riferito stamani all'agenzia Reuters fonti vicine alla situazione, alcuni gruppi assicurativi, tra cui la compagnia triestina e Prudential, sono in trattative preliminari con le autorità cinesi per entrare nel settore della previdenza privata del paese, un business che vale 1.600 miliardi di dollari.

Anche il gruppo Aia di Hong Kong e Manulife Financial stanno considerando iniziative analoghe. Lo scorso mese Pechino ha dato il via libera alla prima joint-venture estera nata per dare vita a un business assicurativo di tipo previdenziale e, secondo le stesse fonti, la Cina sta conducendo "progetti pilota", che coinvolgono imprese straniere, in tre province del paese.

Già a novembre 2018 Pechino ha accettato la richiesta di Axa di assumere il pieno controllo della sua joint venture cinese (Axa Tianping Property and Casualty Insurance Company) e Allianz  ha ricevuto dal regulator assicurativo cinese, China Banking and Insurance Regulatory Commission, l'autorizzazione a costituire Allianz  China Insurance Holding Company Limited, con sede a Shanghai, la prima compagnia assicurativa cinese interamente di proprietà straniera.

Nei mesi precedenti il presidente, Xi Jinping, aveva anticipato l'intenzione di favorire l'accesso di nuovi operatori stranieri sul mercato finanziario cinese, in particolare nelle assicurazioni. Prima lo Stato cinese doveva possedere almeno il 51% delle imprese di assicurazione e delle società di servizi finanziari di proprietà straniera. Ma con questo cambiamento radicale si prevede l'arrivo di un'ondata di assicuratori internazionali in territorio cinese.

Certo, i gruppi assicurativi stranieri si troveranno a competere con le otto assicurazioni pensionistiche cinesi che presidiano questo mercato potenzialmente molto redditizio, dove la popolazione con più di 60 anni è destinata a salire a 250 milioni entro il 2020. In effetti, sottolineano gli analisti di Banca Akros, "il mercato previdenziale privato cinese è sotto penetrato, considerando anche la crescente longevità media delle persone".

In Cina i fondi pensione, compresi quelli gestiti dallo Stato, sono cresciuti di circa il 20% nel 2017 a circa 1,64 trilioni di dollari e si prevede che saranno più che quadruplicati entro il 2025. "E' probabile che emergano altre novità in merito nella seconda metà dell'anno", affermano gli analisti di Banca Akros per i quali la notizia, se confermata, "sarà probabilmente positiva, considerando il potenziale del mercato pensionistico privato cinese".

E Generali  non ha mai nascosto di voler crescere in Asia, in particolare in Cina dove nel segmento Vita Generali  China è una delle joint venture assicurative di maggior successo. Le risorse non le mancano considerando che, secondo il piano industriale 2019-2021 presentato a fine novembre, il Leone ha 3-4 miliardi di euro in cassa da mettere a disposizione della crescita.

Nonostante le autorità cinesi consentano ora il pieno controllo da parte delle compagnie estere sulle proprie attività in Cina, il ceo di Generali , Philippe Donnet, lo scorso gennaio ha frenato sull'ipotesi di aumentare la partecipazione nel capitale della propria partecipata. "Per me è importante crescere", aveva detto, "e preferisco avere il 50% di una compagnia che guadagna piuttosto che il 100% di una società piccola che fa fatica a crescere", aveva spiegato. Ma se altre compagnie spingeranno l'acceleratore sulla Cina, Generali vorrà sicuramente stare al passo.

È stato all’inizio del  XXI secolo che il Leone, con Alfonso Desiata presidente,  è tornato a giocare un ruolo di primo piano nel territorio cinese, dopo aver ottenuto, nel giugno del 2000, la prima licenza assicurativa concessa dalla China Insurance Regulatory Commission, per l’esercizio dell’attività assicurativa Vita e la vendita di polizze individuali. Su quella base, due anni dopo, Trieste è riuscita a stringere una solida allenaza con il colosso petrolifero di stato Cnpc (China National Petroleum) per assicurare i suoi dipendenti.  Ed è ancora  con Cnpc che nel 2007 ha dato vita a Generali China Insurance per operare nel ramo danni.

Attualmente  la struttura organizzativa di generali in Cina si basa su oltre 20 filiali e più di 2.400 dipendenti, una rete di 18 mila agenti che coprono 14 province e municipalità, facendo perno sugli headquarter di Pechino, per entrambi i rami. Dal 2016 una nuova compagnia vita basata a Hong Kong, Generali HK Life, si è attivata sul segmento della clientela high net worth sotto la direzione di Thomas Young. Nel ramo danni Generali occupa la settima posizione sul mercato cinese con un quota del 2,3% vendendo premi non solo alla clientela retail ma anche nel settore corporate & commercial, alle imprese locali e alle tante multinazionali presenti in Cina.



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