L’esercizio del Golden power, deciso giovedì scorso dal governo italiano sulla governance di Pirelli, non limita il diritto di voto o impone riduzioni della quota a Sinochem, azionista al 37%, ma limita fortemente l’influenza dei cinesi nel gruppo italiano, tra cui l'impossibilità di designare il ceo.
Alla riapertura dei mercati finanziari, questa mattina, il titolo in borsa ha registrato una leggera perdita (1,02% a 4,572 euro), che gli analisti hanno interpretato come se il mercato non vedesse un’opa cinese all’orizzonte, ma più probabilmente l'uscita graduale dei cinesi dal capitale del gruppo degli pneumatici e una spartizione tra gli attuali soci del loro pacchetto.
L’intervento del governo ha limitato fortemente l’influenza di Sinochem, ma a differenza di alcune ipotesi circolate nelle scorse settimane non ne limita il diritto di voto in assemblea, né impone riduzioni della quota. «La decisione del Governo non ha alcun impatto rilevante sulla partecipazione di Sinochem in Pirelli, lasciando intatti i diritti di voto degli azionisti, e non obbliga ad alcuna cessione totale o parziale della partecipazione», ha commentato Mediobanca Securities, società d'investimento storicamente vicina al mangement italiano.
«Qualsiasi decisione strategica sarà presa da una maggioranza che dovrà includere i membri del consiglio di amministrazione di Camfin, compresa la nomina dell'amministratore delegato, come già sperimentato negli ultimi anni». Camfin, che ha opzioni per l'acquisto di un ulteriore 4,6% in Pirelli, all'inizio dell'anno ha firmato un accordo azionario separato con il produttore italiano di freni Brembo che detiene una partecipazione del 6% nel produttore di pneumatici.
Dal punto di vista legale Sinochem può fare ricorso entro 60 giorni al Tar o al Consiglio di Stato, ma gli analisti di Equita, che danno il titolo tendenzialmente al rialzo, ritengono improbabile che ciò possa stravolgere quanto deciso e ipotizzano invece che Sinochem possa decidere di ridurre la sua quota.
Tra le prescrizioni nei confronti di CNRC (China National Tire & Rubber Corporation), la controllata di Sinochem che ha in portafoglio la quota di Pirelli, c'è l'obbligo di non esercitare attività di direzione e coordinamento, assicurando piena autonomia a Pirelli nella gestione dei rapporti con clienti e fornitori, predisposizione dei piani strategici, servizi di tesoreria o altre funzioni, incluse le controllate cinesi di Pirelli, e operazioni straordinarie.
Inoltre il ceo di Pirelli sarà indicato da Camfin, mentre, nel precedente accordo, dal 2026 sarebbe stato un diritto di Sinochem, e che 4 amministratori siano designati da Camfin, anziché 3 previsti dal patto, su 12 totali. Anche tutti gli organi delegati di Pirelli dovranno essere individuati esclusivamente tra gli amministratori designati da Camfin così come il potere di nomina/revoca di direttori/vice-direttori di Pirelli sia del vice presidente esecutivo o ceo.
Infine l’opposizione a delibere consiliari attinenti agli attivi di rilevanza strategica e nomina/revoca di key managers di Pirelli riservati al ceo potrà essere esercitata solo col voto di almeno i 4/5 del cda, di fatto introducendo un diritto di veto a favore degli amministratori nominati da Camfin.
Tra le prescrizioni nei confronti di Pirelli: rifiutare ogni richiesta che esuli dal normale esercizio delle prerogative dei soci nonché di attuare qualsiasi iniziativa gestionale o organizzativa che provenga da soggetti riconducibili allo State-owned Assets Supervision and Administration Commission of the State Council (SASAC) cinese. L’attuazione delle prescrizioni sarà oggetto di monitoraggio da parte del Ministero per le imprese e il made in Italy.
Pirelli convocherà una riunione del cda per attuare quanto sopra, nonché un'assemblea degli azionisti per rinnovare il cda e modificare lo statuto della società. (riproduzione riservata)