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I filantropi europei chiamano le fondazioni oltre Muraglia

L'integrazione con le organizzazioni cinesi e africane sarà uno dei punti all'ordine del giorno della prossima assemblea dell'Efc-European Foundation Center. La Repubblica rappresenta uno dei Paesi emergenti del settore. Nel 2018 i primi 100 filantropi cinesi hanno raccolto 3,3 miliardi. In aumento di un terzo. In Europa 150mila fondazioni erogano 60 miliardi.


17/05/2019 14:18

di Mauro Romano - Class Editori

La filantropia chiama la Cina
Massimo Lapucci

La filantropia europea intende rafforzare l’integrazione con le associazioni della Cina e dell’Africa. Il dialogo è già avviato. La prossima assemblea dell’Efc-Europea Foundation Centre, di cui  Massimo Lapucci, segretario generale della Fondazione Crt, è presidente, avrà quindi all’ordine del giorno l’obiettivo di provare ad aggregare e far cooperare al meglio i filantropi in giro per il mondo. L’idea del “blocco unico” nasce dall’esigenza di presentarsi agli interlocutori istituzionali con maggiore autorevolezza e legittimazione, sviluppando una voce unica

Oggi, in Europa, il settore della filantropia  conta 150mila fondazioni con patrimoni per 500 miliardi di euro e che erogano fondi per 60 miliardi, “mettendo a disposizione competenze e avvalendosi di strumenti all’avanguardia come i big data”, ha spiegato Lapucci presentando l’assemblea dell’Efc in programma a Parigi dal 22 al 24 maggio. Il centro riunisce 300 organizzazioni europee e statunitensi (l’Italia è presenta con 36 organizzazioni di cui 24 fondazioni).

L’appuntamento, come si evince dai numeri, allarga però il confronto a un numero sempre maggiore realtà della filantropia internazionale.

La Cina rappresenta uno dei Paesi emergenti del settore. “Negli ultimi anni sono sorti molti enti, che intervengono in un’ottica finanziaria di riequilibrio” dello sviluppo cinese, ha spiegato Lapucci, Inoltre, “il Paese è molto avanti sulle tematiche della tutela ambientale, tanto da poter essere considerata un leader quando si parla di climate change”.

 Secondo l’ultimo rapporto “Philanthropy in China” il settore sta attraversando un periodo di rapida espansione. L’anno spartiacque è considerato il 2008, con la risposta al terremoto di magnitudo 8 che sconvolse la provincia del Sichuan. L’accumulazione di ricchezza privata a favorito il fenomeno. In base ai dati raccolti da Hurun nel 2018, le donazioni  pubbliche dei primi 100 filantropi cinesi hanno raggiunto i 3,3 miliardi di dollari, in aumento di un terzo sull’anno precedente.  

Gli incontri con gli enti cinesi sono ormai stabili, aggiunge Lapucci.  Lo scorso marzo, in occasione della visita del presidente Xi Jinping in Italia, l’Accademia nazionale dei Lincei ha ospitato la prima edizione del Forum sino-italiano sulla filantropia con la partecipazione, per la parte italiana, di Compagnia di San Paolo, Fondazione Agnelli, Fondazione Cariplo, Fondazione CRT, Fondazione Cucinelli, Fondazione Dynamo, Fondazione Grimaldi, Fondazione Lavazza, Fondazione Paideia, Fondazione Seràgnoli, e Fondazione Zegna. Parte cinese del Forum sono la China Development Research Foundation e il China Global Philanthropy Institute (Pechino e Shenzhen).

A Parigi l’Efc guarderà però a come rendere più efficiente la propria azione. Il manifesto lanciato da Efc assieme a Dafne ( Donors and Fountadions Networks of Europe) chiede ad esempio al nuovo Parlamento europeo un mercato unico. Inoltre esorta le istituzioni europee di sostenere possibilità di co-finanziaemnto tra capitali filantropici “pazienti”  e risorse Ue, in particolare avvalendosi del fondo di garanzia da 38 milardi di euro del programma InvestEu 2021-2017.


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