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Azienda Finanza

In bancarotta Zhongzhi Enterprise, enorme asset manager cinese

Il gruppo fondato nel 1995 ha dichiarato bancarotta, dopo aver confermato di non essere in grado di ripagare tutti i debiti in essere. Secondo l'ultimo audit report aveva 64 miliardi di dollari di debito su asset per 28 miliardi di dollari. Il fallimento avrà ripercussioni sull'intero sistema finanziario


05/01/2024 16:32

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale

Il colosso della gestione patrimoniale cinese Zhongzhi Enterprise Group (Zeg) ha dichiarato bancarotta, dopo aver confermato di non essere in grado di ripagare tutti i debiti in essere.

Il gruppo, che controlla decine di società di gestione patrimoniale e wealth management in Cina, ha una notevole esposizione al settore immobiliare cinese e non è dunque rimasto indenne dalla crisi che grava sul settore. Al suo apice, Zhongzhi gestiva oltre 140 miliardi di dollari di asset, ma a novembre un'inchiesta di audit ha rilevato 460 miliardi di yuan di debiti (64,3 miliardi di dollari), rispetto a un patrimonio di 200 miliardi di yuan, circa 28 miliardi di dollari.

A pesare è stata soprattutto la grande esposizione, a differenza dei trust rivali, a diversi sviluppatori immobiliari in difficoltà, tra cui China Evergrande Group, l'emblema del crollo del real estate cinese.

La richiesta di liquidazione presentata oggi è stata accolta dalla Prima Corte Intermedia del Popolo di Pechino. Sebbene i creditori dell'azienda siano per lo più individui facoltosi, piuttosto che istituzioni finanziarie (evitando un impatto diretto sul sistema finanziario più ampio) il collasso di Zhongzhi mette in luce potenziali crepe nel settore fiduciario, un mercato con un giro d'affari di 2,9 trilioni di dollari in Cina.

La bancarotta dichiarata oggi non è stato un fulmine a ciel sereno. Da mesi erano note le difficolta di questo colosso della finanza fortemente legato al sistema, e all'inizio dello scorso dicembre l'agenzia giapponese Nikkei aveva rivelato lasparizione di due dei top manager.

Fondata nel 1995 da Xie Zhikun, deceduto per un attacco di cuore a fine 2021, Zhongzhi Enterprise Group, una delle principali società cinesi di gestione patrimoniale con sede a Pechino, è cresciuta nel corso degli anni, mantenendo - si legge nel suo profilo online - la cultura aziendale di "essere diligenti e mettere le persone al primo posto" e perseguendo la strategia di integrazione dell'industria e della finanza e al servizio dell'economia reale con servizi finanziari.

Zeg ha così sviluppato un modello di business combinato industria-finanza e si è gradualmente trasformata in un conglomerato con operazioni complete, comprese industrie reali, gestione patrimoniale, servizi finanziari, gestione patrimoniale.

Per quanto riguarda le operazioni nel real estate, per rispondere alla chiamata della Cina per l'integrazione industria-finanza - si legge ancora nella presentazione - e la strategia della doppia circolazione fortemente sostenuta dal presidente Xi Jinping, Zeg ha investito in una serie di società quotate e piattaforme di sviluppo di unicorni e si è impegnata «a colmare le lacune nella riforma del lato dell'offerta promuovendo settori trainanti come semiconduttori, big data, grande consumo, grande salute, istruzione infantile, veicoli a energia nuova, protezione ambientale, servizi di outsourcing aziendale».

Sempre sul suo profilo si legge che in Mongolia Interna, Shanxi, Guizhou, Yunnan e altre province, ZEG ha investito in riserve di carbone per 4,5 miliardi di tonnellate, possedendo oltre 30 diritti minerari e diritti di prospezione, tra cui carbone coking principale, carbone coking misto, antracite, ecc., con una capacità di produzione progettata di oltre 20 milioni di tonnellate/anno. Ha anche investito in miniere metalliche e non metalliche sparse in 12 province in tutto il paese, con un valore potenziale di oltre 120 miliardi di yuan, tra cui oro, argento, rame, ferro, tungsteno, manganese e litio, e aggregati di sabbia e ghiaia.

Per quanto riguarda le operazioni finanziarie, ZEG detiene quote strategiche in sei istituzioni finanziarie autorizzate, tra cui Zhongrong International Trust, Zhongrong Fund, Hengqin Life Insurance, Hengbang Property Insurance, Zhongrong Huixin Futures e Tianke Holding Group.

ZEG controlla o detiene quote anche in cinque società di gestione patrimoniale, Zhonghai Shengrong, Zhongzhi International, Zhongzhi Capital e Shoutuo Rongsheng, con operazioni che coprono la gestione immobiliare, la gestione di asset in difficoltà, la riforma della proprietà mista delle imprese statali, fusioni e acquisizioni, investimenti in private equity, ecc. Controllando o detenendo quote in quattro società di gestione patrimoniale, vale a dire Hang Tang Wealth, Xinhu Wealth, Datang Wealth e Gaosheng Wealth, ZEG si era impegnata a costruire una piattaforma globale di gestione patrimoniale per clienti ad alto reddito e fornire loro servizi finanziari professionali e completi.

Con una simile esposizione su tutto lo spettro della finanza cinese, non si riesce a immaginare quali possano essere le conseguenze della bancarotta dichiarata oggi se non l'ennesimo salvataggio da parte del sistema bancario pubblico.

Intanto si approfondisce la crisi del settore immobiliare. Oggi, Country Garden, l'altra  immobiliare cinese in grave crisi di liquidità insieme a Evergrande, ha segnalato con una comunicazione alla Borsa di Hong Kong di aver registrato in dicembre vendite a contratto per 6,91 miliardi di yuan (886 milioni di euro), pari a una superficie di 680mila metri quadrati. Si tratta di un dato assai deludente, che segnala un calo - secondo quanto riferisce il Nikkei - del 69% rispetto allo stesso mese dello scorso anno in termini di valore e del 76% in termini di superificie.

Country Garden è, con China Evergrande, uno degli sviluppatori immobiliari considerati più in difficoltà in termini di liquidità. Alla fine di giugno il debito totale della società ammontava a 257,9 miliardi di yuan (33 miliardi di euro), sotto forma di titoli senior, obbligazioni convertibili, obbligazioni societarie e prestiti da banche e altri, mentre deteneva solo 101,1 miliardi di yuan (13 miliardi di euro) di liquidità. (riproduzione riservata)


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