Dai primi di febbraio le aziende cinesi hanno raccolto oltre 34 miliardi di dollari per merito dei cosiddetti coronavirus bond. Secondo le stime di Hua Chuang Securities, riportate dal Wall Street Journal, nell’ultimo mese tali emissioni dedicate sono state circa un quinto di tutti i collocamenti in yuan non effettuati da società finanziarie. Un’ondata facilitata dai canali preferenziali di cui questi strumenti hanno goduto nel mezzo dell’epidemia scoppiata nella metropoli di Wuhan, che ha fermato la Cina per buona parte dell’ultimo mese.
Tant’è che già a metà febbraio il quotidiano governativo China Securities Journal esortava i regolatori a tenere gli occhi aperti affinché le aziende non sfruttassero l’emergenza per andare oltre gli obiettivi dichiarati delle emissioni ossia, principalmente, finanziare attività di controllo e prevenzione dell’epidemia.
Dalle case farmaceutiche, al settore alimentare, passando per il real estate, ufficialmente con lo scopo di finanziare strutture sanitarie, i settori più disparati hanno cercato di cogliere l’occasione. Le aziende, nota il WSJ, si sono accorte di potersi finanziare a basso costo. I rendimenti, in media tra l’1,6% e il 6%, sono piùbassi rispetto alla norma per le stesse società che quindi sfruttano l’occasione di rifinanziare debito pregresso, scongiurando default. Altra caratteristica è che sottoscrivere le obbligazioni sono soprattutto le banche di Stato, quasi una sorta si sostegno per le imprese.
Non l'unico a livello finanziario. Tra le normative attuate per dare alle imprese una rete di protezione rientrano anche gli aggiustamenti di politica monetaria e le direttive messe in atto dalla People’s Bank of China nei confronti delle banche commerciali, come sottolinea uno studio della Fondazione Italia-Cina.
La banca centrale ha istituto delle speciali linee di credito per gli istituti bancari nazionali e locali delle province colpite per un ammontare di 500 miliardi di yuan (71,2 miliardi di dollari). Le compagnie beneficiarie di tali prestiti sono oltre 3 mila, di cui mille di queste hanno già ricevuto prestiti a bassi tassi d’interesse. A loro volta le banche statali sono esortata ad aumentare la bilancia dei loro prestiti alle piccole imprese di non più del 30% su base annua nella prima metà di quest'anno.
Quanto alle banche commerciali sono state invece incoraggiate a offrire più prestiti alle pmi e lavorare per ridurre i tassi di prestito rispetto all'anno scorso. Infine, iproduttori di forniture mediche e beni di prima necessità potranno ricevere forme di supporto creditizio a tassi di interesse agevolati e avere un rimborso dell’Iva. (riproduzione riservata)