Stanno emergendo nuovi particolarti di fonte americana, Dow Jones Newswires, sulla controversa vicenda della quotazione alle borse di Shanghai e Hong Kong della finanziaria Ant gioiello del gruppo Alibaba del multimiliardario Jack Ma.
Jack Ma si sarebbe offerto di cedere una parte di Ant Group, al governo di Pechino, per salvare il progetto di quotazione, bloccato dalle autorità cinesi, pare per l'intervento diretto del presidente Xi Jinping.
"Potete prendere una qualunque delle piattaforme di Ant, fintantochè il governo ne avrà bisogno", avrebbe detto Ma nel corso di un incontro con le autorità.
L'offerta è stata una sorta di mea culpa da parte di Ma quando si è rovato faccia a faccia con i funzionari della banca centrale cinese e delle agenzie che sovrintendono al controllo dei mercati azionari. Questi avevano convocato una riunione il 2 novembre, dopo che Ma si era scagliato contro la campagna firmata dal presidente Xi Jinping per controllare il rischio finanziario.
La notizia fa vedere come uno dei più famosi imprenditori della Cina abbia cercato di tirarsi fuori dai guai in un panorama politico in cui le priorita' si sono spostate verso un maggiore controllo statale su societa' ritenute troppo grandi e potenti.
"Ant non può confermare i dettagli dell'incontro con le autorita' di regolamentazione del 2 novembre scorso, perchè si tratta di informazioni confidenziali", ha fatto sapere un portavoce della società.
La sospensione della vendita di azioni di Ant per oltre 34 miliardi di dollari dopo la riunione del 2 novembre è stata solo l'inizio. Subito dopo e' arrivata una raffica di misure contro quella che viene definita "economia delle piattaforme", ovvero le attivita' basate su internet sostenute dalle grandi aziende tecnologiche.
Secondo funzionari a conoscenza dei fatti, era stato lo stesso presidente Xi a ordinare personalmente alle autorita' cinesi di indagare sui rischi rappresentati da Ant e a sospendere l'offerta pubblica iniziale della società, che sarebbe stata la più grande Ipo al mondo.
Il governo non avrebbe ancora deciso se accetterà l'offerta di Ma. Un piano in esame prevede di sottoporre Ant a normative piuù restrittive. In questo scenario, le banche statali o altri tipi di investitori statali acquisterebbero quote in Ant per aiutare a coprire qualsiasi potenziale carenza di capitale a seguito dell'introduzione di regole piu' restrittive.
"Lo stato cinese ha gia' nazionalizzato efficacemente alcune delle infrastrutture finanziarie costruite da Ant, come il sistema di pagamento interbancario che è diventato NetsUnion", ha commentato Martin Chorzempa, ricercatore presso il Peterson Institute for International Economics specializzato nel settore fintech cinese, riferendosi all'azienda ora controllata dalla banca centrale che supervisiona le transazioni tra banche e fornitori di servizi di pagamento di terze parti. "Quindi esiste un precedente per la nazionalizzazione delle piattaforme considerate utili per un fine politico".
Negli ultimi anni il governo di Pechino ha mostrato attivismo nell'arginare i grandi conglomerati privati. Il Dalian Wanda Group del magnate immobiliare Wang Jianlin, ad esempio, è stato costretto a vendere beni, ridurre la propria attività e rifondere i prestiti bancari. Anbang Insurance Group, un altra grande azienda privata, è stata rilevata dallo Stato, mentre il suo fondatore Wu Xiaohui è stato condannato a 18 anni di carcere per frode e appropriazione indebita nel 2018. Anche Hna Group, un conglomerato di compagnie aeree e hotel, ha dovuto ritirarsi dalle acquisizioni aggressive all'estero e vendere asset.
Fino a poco tempo fa, anche Ma aveva una reputazione di legami politici ben coltivati. Dal 24 ottobre, quando ha tenuto un discorso che ha scatenato l'ira di Pechino, il leader di Ant non ha fatto alcuna apparizione in pubblico. Con il suo discorso, si era scagliato contro la campagna del presidente Xi per il controllo dei rischi finanziari, sostenendo soffocasse l'innovazione. (riproduzione riservata)