La notizia era nell’aria da tempo, ma potrebbe comunque segnare il simbolo della vittoria della regolamentazione di Pechino contro il settore tecnologico. Come anticipato dal Wall Street Journal Jack Ma, miliardario fondatore del gigante dell’e-commerce Alibaba, ha rinunciato al controllo della fintech Ant Group, salita agli onori delle cronache nel 2020 perché stava programmando l’ipo dei record (poi fallita) da 34,4 miliardi di dollari.
Ma estromesso dalla società
Ad annunciare la notizia è stata la stessa Ant, che ha spiegato come sia in atto la modifica della struttura azionaria in modo che il fondatore non abbia più alcun tipo di controllo sulla fintech. Dopo le modifiche, ha informato una nota, «nessun azionista, solo o con altre parti, avrà il controllo dell’azienda».
Resta il 6,2% dei diritti di voti
L’agenzia Reuters ha calcolato che i diritti di voto di Ma in Ant scenderanno dal 50% al 6,2%. Nel dettaglio, il miliardario possedeva direttamente una quota del 10%, ma arrivava a detenerne la metà grazie al veicolo Hangzhou Yunbo, controllato dallo stesso Ma.
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La morsa di Pechino
Nel febbraio 2022 le autorità di Pechino, secondo quanto riportato da Bloomberg, avevano chiesto alle più grandi aziende e banche statali di avviare un giro di controlli sulla loro esposizione finanziaria e i loro collegamenti con Ant Group, controllata per i pagamenti del gigante cinese dell'e-commerce Alibaba. L’operazione si è configurata come una delle indagini più approfondite e ad ampio raggio su Ant. A guidare l'iniziativa è stato l'Ufficio Nazionale dei Conti.
Il fallimento dell’ipo
Alla fine del 2020 il governo cinese aveva bloccato l’ipo di Ant, che si preparava a raccogliere 34,4 miliardi di dollari in quello che sarebbe stato uno dei più grandi collocamenti di tutti i tempi.
La motivazioni sembravano chiare: il presidente Xi Jinping era preoccupato che Ant stesse aggiungendo altro rischio al sistema finanziario, ed era furioso con Jack Ma per aver criticato la sua campagna di rafforzamento della supervisione finanziaria. C'era un'altra ragione chiave: un crescente disagio a Pechino per la complessa struttura azionaria di Ant, e per la lista delle persone che si sarebbero trovate a guadagnare di più da quello che sarebbe stato la più grande ipo del mondo. (riproduzione riservata)