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L'agenzia dei cambi cinese conferma la fuga di capitali nel 2023, oltre 68 miliardi

Secondo i dati SAFE si è verificato un notevole deflusso di fondi riguardanti investimenti diretti, come quelli per la costruzione di fabbriche. L'ultima volta che gli investimenti diretti hanno registrato deflussi netti di fondi è stato nel 2016. Parte del fenomeno potrebbe essere generato dai grandi gruppi cinesi che aprono società all'estero per espandersi sul mercato globale


25/01/2024 15:16

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale

I fondi aziendali e delle famiglie cinesi che attraversano il confine verso altri paesi hanno superato gli afflussi nel 2023, segnando la prima fuga di capitali di questo tipo in cinque anni. Secondo i dati mensili raccolti dall'Amministrazione statale cinese dei cambi (SAFE), lo scorso anno hanno lasciato il Paese 68,7 miliardi di dollari di capitale aziendale e familiare su base netta. Lo riferisce Nikkei Asia.

Ora che la Cina sta affrontando una persistente stagnazione economica, il suo mercato sta perdendo il potere di attrarre e trattenere il capitale globale.Secondo i dati SAFE si è verificato un notevole deflusso di fondi riguardanti investimenti diretti, come quelli per la costruzione di fabbriche. L`ultima volta che gli investimenti diretti hanno registrato deflussi netti di fondi è stato nel 2016.

Il deflusso netto di fondi di investimento diretto dello scorso anno è stato pari a 118,5 miliardi di dollari, il massimo storico per cifre comparabili risalenti al 2010. SAFE basa i suoi numeri sulle transazioni transfrontaliere eseguite presso le banche nazionali, esaminando aree come le attività di investimento e il commercio di beni e servizi.

Le transazioni riguardano quelle che comportano conversioni di valuta estera e quelle effettuate con lo yuan. Dai dati non è chiaro quali transazioni in uscita siano state eseguite da imprese nazionali o da società a capitalizzazione estera.

Tuttavia, secondo i media cinesi, l'anno scorso le aziende cinesi produttrici di materiali per batterie hanno annunciato l'intenzione di investire almeno 100 miliardi di yuan (circa 14 miliardi di dollari) nella produzione offshore, suggerendo che il deflusso di capitali potrebbe essere guidato in parte dalle grandi aziende cinesi che punta a espandersi all'estero, insediando e capitalizzando le proprie filiali estere.

Il deflusso di capitali dalla Cina potrebbe continuare anche quest'anno, secondo valutazioni dell'Istituto di finanza internazionale di Washington, istituzione che raccoglie alcune delle più grandi banche del mondo di una sessantina di paesi. Il crescente rischio geopolitico e un cambiamento nel "sentiment" degli investitori porterebbe a un deflusso di 65 miliardi di dollari dalla Cina.

Il mercato dei bond cinesi, in particolare, hanno visto una consistente fuoriuscita dal paese da parte degli investitori stranieri dall'inizio del 2023, mostrano i dati dell'IIF. All'origine c'è l'ampio differenziale di rendimento tra dollaro e yuan che probabilmente persisterà a causa dell'atteggiamento accomodante della Banca centrale cinese, che anche ieri è intervenuta per dare liquidità al mercato.

La mossa secondo alcuni analisti è in previsione delle scadenze di fine mese in cui con tutta probabilità si assisterà nuovamente al mancato pagamento di obbligazioni da parte di Evergrande, il maggiore gruppo immobiliare cinese in crisi da tempo, che potrebbe aggravare la crsi di fiducia dei risparmiatorie dei grandi investitori. (riproduzione riservata)


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