La Banca asiatica per gli investimenti in infrastrutture entra nel mercato dei Panda bond. L'istituto ha emesso dal mercato interbancario cinese il suo primo bond per lo sviluppo sostenibile denominato in yuan. L'ammontare del collocamento è stato di 3 miliardi di renminbi, per titoli a tre anni e con un rendimento del 2,4%.
L'emissione è stata accolta con entusiasmo. La domannda è stata infatti pari a 8,3 miliardi e i titoli sono stati collocati per il 65% a investitori esteri, segno che lo strumento può favorire l'internazionalizzazine della valuta del Dragone. L'istituzione finanziaria multilaterale istituita nel 2015 è la prima con rating tripla A ad entrare nel mercato dei Panda bond, dalla pubblicazione delle nuove linee guida per le emissioni nel 2018.
L'operazione "dimostra l'impegno dell'Aiib verso la gestione del rischio e verso una forte governance", ha commnetato il treasurer dell'istituto, Domenico Nardelli, "ci fa piacere aver diversificato la nostra base di investitori, con l'accesso al mercato cinese onshore e dare loro l'opportunità di diversificare i loro portafogli di asset liquidi ad altà qualità".
Per Jin Liqun, presidente dell'Aiib, ricandidato per un secondo mandato, il primo Panda bond rappresenta "una pietra miliare" per l'istituto. L'operazione è legata alle inziative per rispondere all'emergenza sanitaria posta da Covid-19.
Lead underwriter dell'operazione è stata Bank of China. Del consorzio fanno parte anche la China Construction Bank, Bnp Paribas, China International Capital Corporation, Hsbc. Crédit Agricole Corporate and Investment Bank, ha invece agito da advisor per la sostenibilità.
Lo scorso gennaio, l'Aiib aveva invece effettuato il suo primo collocamento in assoluto. L’Aiib ha venduto 2,5 miliardi di dollari in titoli a cinque anni. La domanda è stata quasi il doppio dell’offerta con richiesta per 4,4 miliardi di dollari, da 90 investitori e 27 Paesi.
Le risorse andranno a sostenere le priorità dell’istituto, quindi il finanziamento di progetti infrastrutturali sostenibili e connettività negli Stati dell’Asia emergente. L’istituto, cui l’Italia partecipa con il 2,7% del capitale, sta inoltre concentrando gli sforzi sugli investimenti in infrastrutture digitali, ha chiarito il presidente Jin Liqun, e guarda in particolare alla fibra, ai satelliti e ai centri di immagazzinamento dati. (riproduzione riservata)