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L'Iran studia una banca per continuare a commerciare con l'Italia

Lida Shahabi della Camera di commercio italo-iraniana parla di contatti per il lancio di un'istituto che permetta transazioni in euro e di evitare le sanzioni statunitensi. i rapporti tra i due Paesi sono stati stagnanti. La penisola è il primo partner commerciale europeo di Teheran. Nel 2017 l’interscambio ha raggiunto i 5,1 miliardi di euro, mentre il volume nei primi otto mesi del 2018 è stato di 3,5 miliardi


22/02/2019 18:04

di Mauro Romano - Class Editori

L'Iran vuole una banca per commerciale con l'Italia

Lanciare una piccola banca, specializzata in transazioni in euro, per  permettere alle imprese italiane di continuare a fare affari con l’Iran senza passare dal dollaro statunitense

Del progetto ha parlato con il Financial Tribune la segretaria generale della Camera di Commercio congiunta italo-iraniana, Lida Shahabi. L’Italia, spiega, è il principale partner commerciale della Repubblica islamica in Europa, ragion per cui non è interesse di nessuno rompere questo legame storico. Perciò ci si sta muovendo e il tema è stato affrontato anche in recenti incontri con il  mondo imprenditoriale italiano

I numeri sono dalla parte dell'Italia, dopo anni nei quali, causa del regime sanzionatorio, i rapporti tra i due Paesi sono stati stagnanti. Nel 2017 l’interscambio ha raggiunto i 5,1 miliardi di euro, mentre il volume nei primi otto mesi del 2018 è stato di 3,5 miliardi, stando ai dati del sito Mercati esteri della Farnesina. La bilancia commerciale pende a favore delle esportazioni dall’Iran, soprattutto di prodotti energetici.

Occorre ricordare che  tra agosto e  novembre dello scorso anno, l’amministrazione statunitense del presidente Donald Trump ha ripristinato in due tranche le sanzioni sui servizi finanziari e sull’export di petrolio che erano state sospese o rimosse con l’Accordo del 2015 sull’arricchimento di uranio raggiunto dal Gruppo dei 5+1, ossia dai componenti del Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite più la Germania .

L’Italia è con Cina, India, Giappone, Corea del Sud, Turchia e Grecia, tra i paesi che potranno continuare ad acquistare petrolio iraniano almeno fino a maggio, quando dovranno azzerare le importazioni, almeno che gli Usa non decidano per una proroga delle eccezioni.

In questo contesto si pone l’idea di un istituto che non operando in dollari possa permettere all’Italia di proteggere i flussi finanziari verso e da la Repubblica islamica.

Intanto lo scorso 31 gennaio, per mantenere aperto il canale economico e  commerciale tra Europa e Teheran, su iniziativa di Francia, Germania e Gran Bretagna è stato lanciato un nuovo strumento finanziario che permetterà di continuare a  fari affari con l’Iran senza incorrere nelle sanzioni.

L’Instex (Instrument in Support of Trade Exchanges) che ha sede in Francia,  sarà diretto dal tedesco Per Fischer e avrà un advisory board a guida britannica, sarà quindi un sistema alternativo allo Swift ((Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) per veicolare i pagamenti con l’Iran senza utilizzare il circuito statunitense  e senza coinvolgere  banche commerciali.

 


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