La risposta cinese alle iniziative unilaterali dell'amministrazione americane sulle barriere tariffarie contro l'importazione di prodotti cinesi si è sviluppata nelle ultime ore sul fronte finanziario.
Da un lato la Banca Centrale cinese ha invitato le imprese statali che operano all'estero a privilegiare l'utilizzo dello yuan, nell'ambito di una nuova iniziativa volta a rafforzare i servizi finanziari transfrontalieri e il ruolo di Shanghai come hub finanziario globale. Dall'altro le stesse autorità monetarie hanno bloccato ulteriori investimenti di fondi sovrani nei fondi di private equity di matrice americana.
Sul primo fronte il piano d'azione è stato pubblicato congiuntamente dalla People's Bank of China, dalla National Financial Regulatory Administration, dalla State Administration of Foreign Exchange e dal governo municipale di Shanghai, con l'obiettivo di rafforzare il sostegno finanziario del Dragone nei collegamenti commerciali con i paesi dell'Eurasia.
Gli strumenti saranno l'aumento dell'offerta di prodotti finanziari denominati in yuan, il miglioramento dei servizi di copertura valutaria e una gestione più efficiente dei flussi di capitale grazie a piattaforme digitali e tecnologie blockchain.
Per quanto riguarda i fondi sovrani cinesi, con in testa il China Investment Corporation (Cic), la raccomandazione di Pechino è di interrompere i nuovi investimenti nel private equity Usa. Negli ultimi giorni diversi fondi cinesi hanno ritirato il loro impegno d'apporto di liquidità in fondi gestiti da società con sede negli Stati Uniti, secondo fonti del Financial Times.
A questo si aggiunga che la Cina ha avvertito che avvierà misure di ritorsione contro quei Paesi che, collaborando con gli Stati Uniti, danneggiano i suoi interessi. L'amministrazione Trump starebbe infatti usando i negoziati sui dazi per fare pressione sui partner commerciali americani in modo che riducano le loro relazioni con Pechino.
Anche secondo diversi operatori di private equity, gli investitori cinesi non sottoscriveranno nuovi impegni in fondi americani e, in alcuni casi, si stanno ritirando anche da operazioni già pianificate ma non ancora finalizzate. (riproduzione riservata)