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Azienda Finanza

La Cina apre alle banche estere, a Bnp e DB la prima licenza A

Potranno emettere qualsiasi tipo di titoli di debito, al pari delle banche cinesi, con la possibilità, quindi, di operare su un mercato finanziario da 13 triliardi di dollari, finora in gran parte precluso agli operatori non cinesi. Nel wealth management JP Morgan ha ottenuto la maggioranza nelle sue attività nell'ex Celeste Impero, fronte su cui è impegnata anche Intesa Sanpaolo


05/09/2019 11:12

di Teresa Campo - Class Editori

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La sede di Deutsche Bank in Cina

Sono Deutsche Bank e Bnp Paribas le prime banche non cinesi a ottenere l’ok di Pechino a emettere tutti i tipi di titoli di debito in Cina, grazie alla recente riforma mirata ad aprire il settore finanziario della seconda economia mondiale.

Ad annunciare la novità è stata l’Associazione Nazionale degli Investitori Istituzionali Cinesi, spiegando che le due banche hanno ottenuto licenze di tipo A che consentano loro di emettere tutte le varietà di debito denominato in yuan riguardati aziende sia locali che estere.

Le licenze, che permettono l’accesso a un mercato da quasi 13 triliardi di dollari, sono l’ultima mossa di Pechino per contrastare la guerra commerciale con gli Stati Uniti e le preoccupazioni a livello locale per i rischi legati al sistema bancario cinese. 

Bnp, Hsbc e Standard Chartered avevano fino a ora ottenuto licenze di tipo B, che consentono la sottoscrizione di emissioni estere in yuan, i cosiddetti panda bond. Nel frattempo poi Deutsche Bank, Citigroup e JpMorgan avevano ottenuto licenze che consentivano loro di partecipare ma non di guidare emissioni locali.

Le banche straniere sono state a lungo confinate nel mercato dei panda bond, che comprende però una minima parte del debito emesso da enti cinesi. Lo scorso anno, secondo i dati di Dealogic, l’emissione di panda bond pur toccando quota 5,8 miliardi di dollari, un record, costituiva comunque meno dell’1% dll'equivalente in yuan di 843 miliardi di dollari di titoli emessi in Cina.

Quest’anno c'è stata una svolta nell'apertura ulteriore del  mercato finanziario cinese. In gennaio S&P è diventata la prima e per ora unica agenzia di rating globale a ottenere la licenza per operare in Cina e ha assegnato il suo primo rating locale a luglio. 

Lo scorso agosto il braccio delle gestioni patrimoniali di JpMorgan ha vinto un’asta per rilevare la quota di maggioranza della sua joint venture cinese, diventando così la prima azienda estera ad assumere il controllo di una joint venture locale nelle gestioni patrimoniali, mentre anche Intesa Sanpaolo è in corsa peer avere la maggioranza di una società di brokeraggio per la distribuzione di prodotti finanziari,

«La licenza è stato il riconoscimento del nostro lavoro per lo sviluppo e l’approfondimento delle competenze straniere nel mercato dei capitali cinesi», ha spiegato Chang Geng Lai, ceo del braccio cinese di Bnp. Per quanto riguarda invece Deutsche Bank, Haitham Ghattas, responsabile capital market Asia-Pacifico, ha dichiarato che la licenza consentirà alla banca, il cui principale azionista con circa il 6% è il conglomerato cinese Hna fondato dal miliardario Chen Feng, di espandere il proprio supporto alle aziende cinesi.

«Molti degli investitori con cui già collaboriamo per l’emissione di bond all’estero sono cinesi, e questo consentirà di lavorare con loro anche sul mercato domestico». Non è detto tuttavia che Deutsche e Bnp riescano a ottenere profitti significativi dall’operatività in Cina, dove gli investitori locali in genere offrono commissioni ridotte al fine di stabilire relazione più strette con gli emittenti. «Ma la nuova attività aumenterà il profilo di queste banche agli occhi di Pechino», ha spiegato Edmun Goh, direttore reddito fisso presso Aberdeen Standard, «aprendo loro altre opportunità nell’enorme mercato finanziario cinese». (riproduzione riservata)


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