La Cina ha ridotto la quantità di valuta estera che le banche devono accantonare come riserva. È la seconda volta che questo accade nel 2022, una mossa pensata dopo che lo yuan ha toccato i minimi degli ultimi due anni sul dollaro.
Di conseguenza, le istituzioni finanziarie dovranno detenere solo il 6% a titolo di riserva dei loro depositi in valuta estera a partire dal 15 settembre, ha spiegato la People's Bank of China lunedì, al posto dell'attuale livello dell'8%.
Il mercato prevede che la decisione aumenterà l'offerta di valuta straniera, rendendo così più allettante per i trader acquistare lo yuan che a questo punto dovrebbe apprezzarsi. La valuta cinese è scivolata per diverse ragioni, dai timori per l'inasprimento della politica monetaria negli Stati Uniti, a una crisi energetica sempre più profonda in Europa che hanno rafforzato il dollaro fino ai continui lockdown in Cina, che stanno frenando molto la crescita economica.
Nonostante l'intervento della Banca popolare cinese, gli analisti di Goldman Sachs si aspettano che lo yuan scenda a quota 7 per dollaro (lunedì 5 settembre il dollaro scambia a 6,93 sullo yuan, +0,3% dopo l'intervento della PboC, era +0,5% nelle ore precedenti) preoccupati per l'appunto dalle continue restrizioni ai movimenti nelle principali città cinesi e dalla profonda crisi del settore immobiliare che incide per il 28% sul Pil della seconda maggiore economia al mondo.
"La PboC ha inviato un segnale forte per difendere la valuta", ha spiegato Zhiwei Zhang, capo economista di Pinpoint Asset Management. "Questa azione mostra che la Banca centrale cinese non è disposta a tollerare un forte deprezzamento dello yuan rispetto al dollaro Usa", ha poi aggiunto l'esperto. Una delle ragioni è che con uno yuan debole gli investimenti esteri nel Paese rischiano di defluire verso gli Stati Uniti, che con il rialzo dei tassi iniziano a restituire interessanti rendimenti.
Il vice governatore della PboC, Liu Guoqiang, ha detto alla stampa che la Cina è stata in grado di mantenere lo yuan a un livello stabile. "Il taglio mostra la posizione della Banca centrale cinese di voler rallentare la debolezza della propria valuta, ma è improbabile che lo yuan inverta la rotta”, ha avvertito Ken Cheung, strategist valutario per conto di Mizuho Bank. "La decisione era parzialmente prevista a seguito di una serie di fixing più forti a favore dello yuan, di conseguenza l'impatto dovrebbe rivelarsi lieve", ha aggiunto.
La PboC ha tagliato l'ultima volta il coefficiente di riserva sui depositi ad aprile, quando lo yuan è sceso di oltre il 4% in reazione a un lockdown esteso che ha colpito in maniera diretta Shanghai e i suoi 26 milioni di abitanti (è il centro più popoloso della Cina). Lo yuan onshore è sceso del 2,2% il mese scorso ed è sulla buona strada per il suo settimo mese consecutivo di perdite.
Le istituzioni finanziarie cinesi detenevano 953,6 milioni di dollari di depositi in valuta estera a luglio, in calo da un record di 1,1 miliardi di dollari a febbraio.
La decisione della Banca centrale cinese di ridurre il coefficiente di riserva dei depositi in valuta delle banche probabilmente immetterà 20 miliardi di dollari di valuta estera sul mercato, "non un grande cifra", secondo Zhaopeng Xing, strategist di Australia & New Zealand Banking Group. L'esperto ritiene che ci sarà spazio per un altro piccolo taglio delle riserve. (riproduzione riservata)