Crescono le opportunità per le imprese italiane che nel 2023 beneficeranno di una maggiore domanda dal mercato cinese, spinta dai beni energetici e da un PIL atteso in accelerazione. La ripresa economica proseguirà e farà da traino ai Paesi dell’Asia-Pacifico come Singapore, Filippine, Thailandia e Vietnam. Il dato emerge dalla Mappa dei Rischi e delle Opportunità di SACE, a fronte di un aumento contenuto del rischio di credito in Cina (+2, da 48 a 50), resta l’ottimismo rispetto alle performance economiche.
Il documento è stato presentato a Pechino nel corso di un appuntamento organizzato dalla Camera di Commercio Italiana in Cina e dal gruppo assicurativo e di sostegno all'export guidato da Alessandra Ricci, con la partecipazione dell'Ambasciata d'Italia e di Ice-Ita.
SACE è presente in Asia dal 2006 e a Shanghai dal 2018 con il team della rete internazionale che giorno dopo giorno crea opportunità, alimenta il network e facilita le occasioni commerciali per il tessuto imprenditoriale italiano.
“Le vie dell’export italiano in Cina” è stata l’occasione per approfondire le opportunità esistenti nel Paese grazie ai contributi del Primo Consigliere Marco Midolo, Capo dell'Ufficio Economico e Commerciale dell'Ambasciata d'Italia nella RPC; Paolo Bazzoni, Presidente della Camera di Commercio Italiana in Cina; Donato Morea, Responsabile ufficio Sace a Shanghai; Gianpaolo Bruno, Direttore dell’Ufficio Ice di Pechino e Coordinatore degli Uffici Cina e Mongolia; Alessandro Terzulli e Claudio Cesaroni, rispettivamente Chief Economist e Country Risk Analyst Asia Pacifico SACE; Lorenzo Riccardi, Tesoriere della Camera di Commercio Italiana in Cina; e Fabio Antonello, General Manager di Regina (Tianjin) Chain & Belt Co., Ltd. e Vice Presidente per il Territorio Nord della Camera di Commercio Italiana in Cina. Il seminario è stato moderato da Renzo Isler, Segretario Generale della Camera di Commercio Italiana in Cina.
Per quasi tre anni, è stato ricordato, la Cina ha mantenuto un approccio di tolleranza zero nei confronti della diffusione del Covid-19 nel Paese, nonostante i costi economici e sociali senza precedenti: nel 2022 il tasso di crescita dell’economia è stato tra i più bassi degli ultimi 50 anni (3%), le imprese hanno registrato un crollo dei profitti in diversi settori e il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto circa il 20%.
Dopo anni difficili, l’abbandono della politica zero-Covid a dicembre 2022 restituisce, finalmente, ottimismo allo scenario economico cinese: il Dragone dovrebbe tornare a crescere con ritmo nel 2023, del 4,2% per Oxford Economics e addirittura più del 5% secondo il Fondo Monetario Internazionale, complice anche la spinta attesa dai consumi domestici, dato il forte aumento del tasso di risparmio durante le fasi più acute della pandemia.
Il maggiore ottimismo relativo alle performance economiche della Cina deriva anche dal proseguimento delle politiche di stimolo da parte delle autorità, con gli investimenti infrastrutturali che continueranno a essere un elemento chiave della crescita cinese. Inoltre, l’allentamento delle restrizioni imposte nel 2020 ai gruppi immobiliari per limitarne la capacità di indebitamento dovrebbe favorire la ripresa più rapida del settore, che versa in stato di crisi dal 2021 e che rappresenta circa un quarto del Pil del Paese.
L’adozione di queste misure, seppur positive per lo scenario di crescita, giustificano un contenuto aumento del rischio di credito nel Paese (+2, da 48 a 50), riconducibile all’impatto della maggior spesa sul disavanzo fiscale e sulle passività delle amministrazioni locali.
Infine, ma non certo meno importante, si rilevano importanti segnali attuali e futuri per quanto riguarda le opportunità nel settore energetico cinese: gran parte dell’aumento della spesa per l’energia pulita tra il 2020 e il 2022 ha avuto luogo in Cina, dove si concentra anche il 60% delle vendite globali di veicoli elettrici. Il Paese si conferma, perciò, tra le aree di maggiore crescita tendenziale nelle rinnovabili. (riproduzione riservata)