La primavera è il periodo dell’anno nel quale la politica cinese si trova a dover dare attuazione a ciò che è stato deciso nei precedenti. Il prossimo 5 marzo i delegati riunioni nella sessione plenaria ’Assemblea nazionale del popolo, l’organo legislativo cinese, saranno chiamati a discutere la proposta sui trasferimenti di tecnologia che va nella direzione di quanto auspicato dagli Stati Uniti nell'ambito dei colloqui commerciali. Quando l’Assemblea aprirà i battenti, saranno trascorsi quattro giorni dalla scadenza che le due superpotenze si sono date per trovare un accordo sul commercio ed evitare che i dazi su 200 miliardi di dollari di merci cinesi salgano dal 10% al 25%.
Le divergenze sino-statunitense fanno da sfondo a un periodo di ralletamento dell'economia cinese, comunque ancora allineato ai target governativi. Il settore manifatturiero si è contratto ulteriormente all’inizio del 2019, toccando i minimi da quasi tre anni. L’indice Pmi elaborato da Caixin è sceso a 48,3 punti dai 49,7 della lettura di dicembre, confermando quindi la fase di contrazione. In calo è anche il sottoindice dei nuovi ordini, a causa della debolezza della domanda interna. In flessione è anche l'attività nei servizi, sebbene l'indice resti al di sopra dello spartiacque dei 50 punti che separa la fase di espansione dalla contrazione. A gennaio la crescita del settore dei servizi cinese elaborata da Caixin ha rallentato ed è scivolata dai 53,9 punt di dicembre a 53,6%
Il confronto con gli Usa non spiega del tutto la frenata. Gli sforzi del governo per ridurre i rischi finanziari hanno generato contraccolpi sulla crescita degli investimenti in infrastrutture e consumi, si legge in una nota di Standard & Poor’s. Per Shaun Roache, capo economista per l’Asia e il Pacifico dell’agenzia di rating «se il 2018 è stato duro per alcuni aree dell’economia, il 2019 promette di esserlo anche di più, le aree di resilienza che hanno, almeno per ora, hanno reso diverso l’attuale ciclo dall’ultimo, ossia immobiliare ed export, nei prossimi mesi, con molta probabilità, si indeboliranno». S&P ritiene inoltre che nonostante alcuni progressi, non ci saranno reali svolte nelle tensioni sino-statunitensi su commercio e investimenti.
"La Cina sta lottando contro il rallentamento della crescita economica con una serie di misure di stimolo, ma la politica statunitense di contenimento, l’emergere di centri di produzione rivali a basso costo e il calo del surplus delle partite correnti sono elementi che richiedono cautela", sostiene Jason Pidcock, Head of Strategy, Asian Income. "In questo clima, preferisco limitare la mia esposizione verso la Cina, privilegiando le aziende di proprietà privata con bilanci solidi, le imprese con attività guidate dal consumo interno rispetto a quelle che esportano e con un buon livello di liquidità delle azioni, in modo da poter reagire rapidamente ai cambiamenti”.
A detta dell’economista di Barclays Pls. Jian Chang, l’attuale situazione porterà la PboC ad agire presto con un taglio dei tassi d’interesse. L’analista fu il primo ad anticipare l’analoga decisione presa a sorpresa dalla banca centrale cinese nel novembre 2014. «Le misure in atto non sono sufficienti ad abbassare i costi di finanziamento dell’economia reale, in un ciclo al ribasso caratterizzato da un rischio del credito in aumento e dai prezzi di produzione in calo».
Nota ancora Chang che la banca centrale si muove rapidamente in caso di pmi deludente. Secondo Barclays Pls i tagli dei tassi potrebbero essere due nel corso dell’anno, entrambi di 25 punti base, uno nel primo e uno nel secondo trimestre.
Già a inizio gennaio la PboC si è mossa tagliando dell’1% i coefficienti di riserva per gli istituti di credito. Gli analisti non escludono repliche nei prossimi mesi. Il mese scorso, intanto, ha iniettato 16 miliardi di yuan nel sistema finanziario attraverso le consuete operazioni di standing lending facility, per mantenere ampio il livello di liquidità.
A sua volta la Commissione nazionale per le riforme e lo sviluppo, principale organismo di pianificazione economica del Paese, ha varato un pacchetto di incentivi per rilanciare i consumi, in particolare apparecchiature elettroniche, elettrodomestici e auto. Il ruolo che negli anni il Paese si è ritagliato sulle scena globale (pesa per quinto della crescita globale degli scambi commerciali, fa si che il rallentamento stia avendo ripercussioni anche sui partner.
Pechino punta inoltre al rilancio delle infrastrutture. I progetti approvati sono già 16 per oltre 160 miliardi di dollari, facendo leva sul vecchio modello di crescita che già nel 2008 la tirò fuori dalla crisi. Sempre a gennaio le amministrazioni locali hanno emesso obbligazioni per 418 miliardi di yuan, pari a circa 62 miliardi di dollari, raggiungendo un nuovo picco a livello mensile, secondo le elaborazioni realizzate dal portale specialistico Wind. Entro la fine dell'anno i governi locali dovrebbero emettere bond per 1.390 miliardi di yuan, con i quali saranno finanziati progetti idrici, per la mobilità e la tutela dell'ambiente.
E infatti c’è anche chi come gli analisti di Gam Investment, giocando con l’oroscopo, vede rosa per gli indici azionari, dopo un ripiegamento del 30% nell’ultimo anno. Martedì 5 febbraio inizia l’anno del Maiale, l’ultimo fu nel 2007. Allora l’indice Msci China registrò una crescita del 66,6% e lo Shanghai Composite guadagnò il 98%. (riproduzione riservata)