MENU
Azienda Finanza

Le ipo cinesi, bloccate a Wall Street, fanno rotta verso l'Europa

Nel 2022 le società asiatiche hanno raccolto 2,1 miliardi $ nel Vecchio Continente e soltanto 400 milioni a New York. Le piazze finanziarie predilette? Londra e soprattutto Zurigo


09/09/2022 13:03

di Francesco Bertolino - Class Editori

london

Le società cinesi aprono la rotta europea verso la borsa. Lo scontro geopolitico ed economico fra Washington e Pechino ha bloccato le quotazioni a Wall Street, sinora destinazione prediletta per l'approdo delle imprese asiatiche sul mercato occidentale. Stando a un'analisi di Dealogic, nel 2022 cinque ipo cinesi hanno raccolto 2,1 miliardi di dollari in Europa, un record. Quattro di queste società hanno scelto come meta Zurigo, una ha preferito la City di Londra.

La piazza svizzera sta beneficiando in particolare dell'accordo stretto a fine luglio fra l'operatore locale Six e le borse cinesi per agevolare le doppie quotazioni. L'intesa prevede che i principi contabili adottati in Cina e le relative revisioni dei bilanci siano accettati e riconosciuti anche a Zurigo, limitando gli aggravi regolamentari per le società cinesi. Al contrario, dopo aver chiuso un occhio per anni, da qualche tempo l'amministrazione americana ha preteso maggior trasparenza sugli audit delle società cinesi quotate a Wall Street, minacciandole altrimenti di delisting d'ufficio a partire dal 2024. Poche settimane fa Washington e Pechino hanno raggiunto un compromesso che consentirà alle autorità statunitensi di aver accesso ai documenti contabili e di scegliere autonomamente quali società sottoporre a ispezioni e verifiche.

L'intesa non pare aver rassicurato le società cinesi che hanno raccolto soltanto 400 milioni di dollari da inizio anno a Wall Street contro i 12,4 miliardi rastrellati nel corso del primo semestre del 2021. A giudizio di più esperti legali, l'attuazione del recente accordo fra Stati Uniti e Cina richiederà tempo e soprattutto uno sforzo interpretativo che presuppone una certa identità di vedute fra i contraenti, oggi tutt'altro che scontata. I dissidi prima commerciali e poi geopolitici fra le due superpotenze si stanno inevitabilmente riflettendo sui loro legami economico-finanziari. E Pechino non sta certo incoraggiando le quotazioni americane, come dimostra la vicenda di Didi Chuxing.

A pochi giorni dal suo sbarco a Wall Street da 4,4 miliardi a luglio del 2021, la piattaforma di sharing ha ricevuto una multa da 1,2 miliardi dalle autorità cinesi per aver violato alcune normative in materia di sicurezza dei dati. Qualche mese più tardi, a fine maggio del 2022, la società ha deciso di delistarsi dalla borsa di New York, dove nel frattempo le sue azioni avevano perso oltre l'80%. Una lezione che difficilmente gli investitori americani dimenticheranno e che potrebbe rendere più difficile in futuro eventuali piani di doppia quotazione fra Usa e Cina. Nella frattura, sembrano suggerire i dati di Dealogic, potrebbe inserirsi l'Europa e, in particolare, la neutrale Svizzera. (riproduzione riservata)


Chiudi finestra
Accedi