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Azienda Finanza

Offesiva di Pechino sulle società cinesi quotate a Wall Street

Il governo cinese teme che attraverso i dati dei grandi gruppi che operano su piattaforme seguite da centinaia di milioni di persone possa essere messa in pericolo la sicurezza nazionale. Ora gli investitori temono le ripercussioni sul prezzo dei titoli tecnologici cinesi in portafoglio ai grandi fondi globali, che potrebbero essere indotti a vendere


06/07/2021 15:37

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale
Jean Liu, ex Goldman Sachs, attuale presidente di Didi Global

La Cina inasprirà le regole per le società che cercano di quotarsi all'estero e attuerà un'ulteriore stretta sulla supervisione delle Ipo, una mossa che potrebbe ostacolare i tentativi delle aziende cinesi di raccogliere fondi negli Stati Uniti.

Nelle nuove linee guida pubblicate oggi tramite l'agenzia di stampa statale Xinhua, il governo di Pechino ha fatto sapere che le autorità di regolamentazione "devono rafforzare la cooperazione transfrontaliera sulla supervisione degli audit e modificare leggi e regolamenti sulla sicurezza dei dati, il flusso di dati transfrontalieri e la gestione di altre informazioni riservate".

Le linee guida sono state redatte nel contesto di "profondi cambiamenti nel contesto economico e finanziario", nell'ambito di cio' che le autorità hanno descritto come una crescente illegalità nel mercato dei capitali che ha reso la supervisione regolamentare più impegnativa.

La mossa arriva mentre le autorità di regolamentazione cinesi intensificano il controllo sulle società tecnologiche, tra cui la società di servizi di ride-hailing Didi Global, che ha debuttato nei giorni scorsi in borsa negli Stati Unitie le cui azioni, dopo le mosse delle autorità cinesi, hanno registrato un calo del 22% sul prezzo di quotazione.

Al centro delle preoccupazioni di Pechino vi è la sovranita' dei dati. Dalla fine dello scorso anno, il presidente Xi Jinping ha fatto dei maggiori controlli nel settore tecnologico e dei suoi vasti archivi di dati digitali un'area chiave della sua regolamentazione. È personalmente intervenuto anche per impedire la quotazione della divisione fintech di Alibaba, Ant Group, qualche giorno prima del suo debutto in borsa a novembre.

Poco dopo, varie autorita' cinesi hanno dato il via a una campagna per mettere un freno ai giganti tecnologici della nazione, tra cui Alibaba, il conglomerato Tencent Holdings e il motore di ricerca online Baidu.

L'intensita' dei controlli dimostra che questi giganti della tecnologia, con i loro forzieri di dati, le loro ricche casse e la loro capacita' di compenetrarsi nei vari aspetti della vita dei cittadini cinesi, hanno suscitato timori per la sicurezza nazionale.

A maggio, Pechino ha varato una legge per la sicurezza dei dati, che entrera' in vigore il 1* settembre, che permetterà allo stato di avere più potere nel richiedere alle aziende del settore privato di condividere i dati con le autorità e impedire loro di inviare informazioni all'estero.

Sono numerose le societa' cinesi che hanno deciso di quotarsi nelle borse americane, raccogliendo dal 2012 oltre 75 miliardi di dollari , secondo i dati Dealogic.

Finora quest'anno circa 36 societa' cinesi si sono quotate negli Stati Uniti, lo stesso numero dell'intero 2020. L'Ipo di Didi della scorsa settimana, che ha raccolto 4,4 miliardi di dollari, e' stata la piu' grande dalla vendita di azioni di Alibaba Group Holding del 2014, che ha raggiunto 25 miliardi di dollari.

Nella sua dichiarazione dettagliata, il governo cinese si è impegnato a rivedere le norme per le quotazioni al di fuori della Cina, chiedendo una maggiore responsabilità  degli organismi di regolamentazione nazionali e un migliore coordinamento tra le agenzie.

Le misure potrebbero avere implicazioni di vasta portata per una serie di giganti tecnologici cinesi che stanno pianificando Ipo all'estero o per le società di investimento globali che detengono partecipazioni in esse. Molti investitori hanno acquistato azioni in startup cinesi in rapida crescita da cui si aspettano di generare dei guadagni dopo la quotazione delle societa' all'estero.

"La stretta cinese riguarda soprattutto le società che si dirigono negli Stati Uniti per le quotazioni", ha affermato Bruce Pang, capo della ricerca macro e strategica presso China Renaissance Securities. "Tali azioni creano perturbazioni e pressioni a breve termine sul sentiment del mercato, non solo sulle società tecnologiche quotate, ma anche sulla valutazione delle società pre-Ipo", ha aggiunto.

Alcune settimane prima che Didi Global debuttasse al Nyse, il garante per la sicurezza informatica cinese aveva suggerito alla societa' di ride-hailing di rinviare l'offerta , invitandola a riesaminare la sicurezza della propria rete.

È quanto riportato dal Wall Street Journal, che cita fonti a conoscenza dei fatti. Per Didi, tuttavia, aspettare si sarebbe rivelata una scelta problematica. In assenza di un ordine formale di interruzione, l'azienda ha deciso di portare avanti il proprio progetto di quotazione.

Così, sotto le pressioni degli investitori dopo aver raccolto miliardi di dollari da importanti venture capitalist, Didi ha concluso il suo "roadshow" pre-offerta nel giro di pochi giorni a giugno, con tempistiche molto piu' brevi rispetto alla norma.

A Pechino, però, le autorita' della Cyberspace Administration of China, si sono mostrate diffidenti in merito ai dati raccolti dalla Uber cinese, preoccupati che potessero cadere in mani straniere e costituire una minaccia per la sicurezza dopo la quotazione negli Stati Uniti.

Le American Depositary Shares di Didi sono approdate sul Nyse mercoledì della scorsa settimana, un giorno prima delle celebrazioni del centenario del Partito Comunista cinese. La Cyberspace Administration ha aspettato che passasse l'evento per sferrare un colpo diretto alla società: venerdi' scorso, ha dato il via a una revisione delle operazioni dell'azienda, impedendo la registrazione di nuovi utenti, per poi ordinare il blocco dell'app dagli app store.

Le improvvise azioni normative, che hanno sorpreso gli investitori a pochi giorni dall'Ipo della società, implicano che la protezione della sicurezza nazionale ha la meglio sulle ambizioni di Pechino che le societa' cinesi diventino aziende di respiro internazionale.

Secondo le fonti del WSJ, Didi avrebbe deciso di portare avanti l'Ipo spinta dalle pressioni degli investitori che premevano per ricevere la loro ricompensa.

La Cyberspace Administration non ha rilasciato dichiarazioni. Didi ha riferito che non commenterà le speculazioni e di non essere venuta a conoscenza, prima dell'Ipo, delle decisioni del regolatore di sottoporre la societa' a una revisione della sicurezza informatica e di vietare nuovi download della sua app.

 

A fare da sfondo a questo contesto, incombe la crescente competizione geopolitica tra Stati Uniti e Cina. I legislatori americani hanno chiesto requisiti di rendicontazione piu' severi, che ritengono necessari per aumentare la trasparenza delle società cinesi quotate negli Stati Uniti, richieste che sono cresciute dopo che la Starbucks cinese, Luckin Coffee, ha ammesso di aver falsificato una parte dei dati sulle proprie vendite, facendo scivolare le sue azioni quotate sul Nasdaq del 75%.

Il Public Company Accounting Oversight Board ha identificato più di 200 società straniere quotate negli Stati Uniti, la maggior parte delle quali con sede in Cina, di cui non é possibile ispezionare le modalità di rendicontazione finanziaria.

Il mese scorso, il senatore repubblicano Marco Rubio ha chiesto alla Securities and Exchange Commission di bloccare la quotazione di Didi a meno che l'azienda non avesse adotatto gli stessi standard di supervisione della rendicontazione di altre società quotate negli Stati Uniti. Pechino si è opposta, citando leggi volte a proteggere la sicurezza nazionale e i segreti di stato. Lo scorso anno, la Cina aveva anche disposto il divieto per le aziende cinesi di collaborare con i regolatori esteri o di consegnare documenti senza l'autorizzazione del governo. (riproduzione riservata)


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