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Partenariato Cdp-Unicredit per le pmi italiane in Cina

Prevista una linea revolving da 300 milioni di euro. Il protocollo permetterà l’accesso al credito anche con strumenti in yuan o in co-finanziamento. L'iniziativa rientra nel piano industriale 2019-2021 di Cassa Depositi e Prestiti. L'Italia ha ancora importanti margini di crescita, la Repubblica popolare rappresenta meno del 3% dell'export totale


21/02/2019 09:34

di Andrea Pira - Class Editori

Da Cdp e Unicredit 300 milioni per le pmi in Cina

Cassa Depositi e Prestiti e Unicredit fanno squadra a sostegno delle piccole e medie imprese sul mercato cinese. In questa direzione va il protocollo d’intesa che sarà siglato tra la spa del Tesoro guidata da Fabrizio Palermo e presieduta da Massimo Tononi e l’istituto di credito guidato da Jean Pierre Mustier.

Primo passo dell’accordo sarà il lancio di un’operazione di finanziamento per mettere a disposizione una linea revolving da 300 milioni di euro destinata alle imprese italiane nella Repubblica cinese e alle pmi con sede in Cina comunque controllate da aziende tricolori. Più in generale, scopo dell’intesa è permettere l’accesso al credito anche con strumenti in yuan o in co-finanziamento.

L’accordo si inserisce nella strategia di internazionalizzazione e spinta alla crescita dell’export prevista dal piano industriale 2019-2021 di Cdp, presentato lo scorso dicembre e che mette a disposizione 83 miliardi di euro a sostegno delle imprese.

In tale direzione va anche un memorandum simile a quello siglato oggi, chiuso lo scorso agosto con Intesa Sanpaolo, in occasione della visita a Pechino e Shanghai del ministro dell’Economia, Giovanni Tria, per un potenziale finanziamento fino a 200 milioni. Nel corso della stessa missione Palermo aveva inoltre siglato un accordo preliminare di collaborazione con Bank of China, che riguardava proprio gli ambiti del sostegno alle esportazioni, il finanziamento di progetti infrastrutturali e di sostenibilità ambientale, le attività sui mercati dei capitali e la condivisione di esperienze e competenze, ai fini di una maggiore conoscenza dei rispettivi modelli operativi. Nelle fasi più intense delle crisi, d’altronde, le esportazioni hanno rappresentato la principale fonte di sviluppo per il sistema produttivo italiano, caratterizzato da una forte propensione manifatturiera. In questo contesto quello cinese è uno dei mercati principali per il Made in Italy.

Lo scorso anno l’interscambio è cresciuto del 4,8% rispetto al 2017, come emerso anche nel corso dell’ultimo comitato governativo. «L’attività commerciale italiana con la Cina», osserva Gianfranco Bisagni, co-head corporate e investment banking di Unicredit, «ha ancora importanti margini di crescita, tanto più se si considera che la Cina rappresenta meno del 3% del nostro export totale, contro il 7% per i tedeschi, il 5% per britannici e il 4% per i francesi e che importa dall’Italia meno dell’1% del totale, contro il 1,2% dalla Gran Bretagna e dalla Francia e il 5% dalla Germania».

Oltre che a facilitare l’accesso al credito con finanziamenti ad hoc e mettere a disposizione strumenti finanziari e assicurativi, la collaborazione tra il gruppo bancario e Cassa intende fornire alle imprese le competenze delle strutture presenti sul territorio. «I clienti operanti in Cina possono avvalersi anche di un Italian Desk attivo presso la filiale di Shanghai, attraverso la quale offriamo alle imprese una ampia gamma di servizi, sia in valuta locale che straniera», aggiunge Bisagni, nel chiarire che andare all’estero è un processo che non richiede solo investimenti rilevanti, ma anche una conoscenza normativa e culturale del mercato di sbocco. 


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