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Reti elettriche, Aibb finanzia partner privati per ammodernarle

È uno dei temi caldi della politica della Asian Infrastructure Investment Bank secondo il presidente Liqun al suo secondo mandato quinquennale. In questa intervista a Mf-Milano Finanza Liqun illustra le linee strategiche degli interventi dell'istituzione di cui l'Italia è paese fondatore


11/06/2024 12:31

di Silvia Valente - Class Editori

settimanale
Jin Liqun, presidente di Aiib

Oltre 52 miliardi di dollari di investimenti effettuati per finanziare 270 progetti in 38 Paesi membri, 109 membri da sei continenti (di cui 57 non regionali), 100 miliardi di capitalizzazione e un rating da 3 A da parte di tutte le principali agenzie globali. Questi alcuni numeri che raccontano la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB), l’organismo multilaterale, secondo per numero di membri solo alla World Bank, che ha l’obiettivo di investire risorse finanziarie per contribuire allo sviluppo di infrastrutture sostenibili e, attraverso di esse, al miglioramento delle condizioni economico-sociali dei paesi beneficiari dei propri interventi. Nella convinzione che «la cooperazione multilaterale e transfrontaliera sia sempre più essenziale in un mondo pieno di incertezza e di shock imprevedibili, soprattutto nell’affrontare le sfide globali del presente e del futuro». Lo ha spiegato a MF-Milano Finanza, il presidente dell’AIIB, Jin Liqun, al suo secondo mandato quinquennale come alla sua seconda visita ufficiale in Italia.

 Domanda: L’esistenza di molteplici banche multilaterali per lo sviluppo è dunque una risorsa comune o c’è competizione?

Risposta: La natura stessa delle banche per lo sviluppo (Mdb) presuppone fiducia nella cooperazione internazionale e nelle partnership con altri enti e con il mondo privato. E poi farsi la guerra tra Mdb non ha senso pragmatico: già sommando le risorse a disposizione complessivamente non sono sufficienti per fare tutto ciò che sarebbe necessario per un mondo economicamente equo, perché iniziare per giunta a contrastare l’azione delle altre banche.

AIIB ha stretto più di 30 partnership con organizzazioni internazionali e con istituzioni finanziarie regionali proprio per creare un fronte di azione comune per massimizzare l’impatto degli investimenti e dei progetti sul territorio. Si va dalla collaborazione con la presidenza della Cop28 per mobilitare investimenti nella lotta al cambiamento climatico e nelle energie pulite fino al lancio delle dichiarazioni congiunte delle Mdb sulla natura, il clima e la finanza green. Passando per i co-finanziamenti conclusi con tutte le principali Banche Multilaterali di Sviluppo: la Banca Mondiale, la Bers, la Bei, nonché la African, Asian, Inter-American, Islamic e New Development Bank.

D: Dopo lo shock del Covid-19 è aumentata la consapevolezza della centralità della cooperazione multilaterale per affrontare le sfide globali?

R: Assolutamente sì. Si è dimostrata indispensabile la collaborazioni tra Stati, organizzazioni, istituzioni, privati nonché di cittadini. Allo stesso tempo la pandemia da Coronavirus ha messo sotto i riflettori l’importanza della salute: ci ha insegnato che soltanto un Paese che offre ai suoi cittadini un sistema sanitario efficiente può definirsi davvero liberale.

D: La vostra missione fondativa recita: «finance the infrastructures for tomorrow». Perché le infrastrutture devono essere la priorità? E in che modo si connettono alla triplice natura della sostenibilità (economica, sociale e ambientale)?

R: Le infrastrutture sono lo strumento per tracciare il percorso verso il futuro. Senza di esse, gli investitori non si avventurano in un Paese, consapevoli che qualora lo facessero dovrebbero sobbarcarsi di costi ad hoc per sopperire tale mancanza. Si deve in particolare accelerare lo sviluppo delle infrastrutture per la connettività come per il salto digitale e green. Difatti il cambiamento climatico ha reso drammaticamente necessarie infrastrutture che siano climate-resilient e in grado di perpetuare gli obiettivi di riduzione delle emissioni del Paris Agreement.

Noi stessi come AIIB abbiamo accelerato su questo fronte, raggiungendo il nostro target per il 2025 già lo scorso anno: il 60% dei finanziamenti della Banca sono stati indirizzati al tema climatico. Originariamente puntavamo al 50% entro il 2025. Non sorprende che quindi la quota principali dei finanziamenti della AIIB siano stati indirizzati al mondo dell’energia (23%), seguiti poi dagli investimenti multi-settore (18%) e nel settore produttivo (17%), nonché dalle infrastrutture rurali e agricole (13%).


D: L'impatto dei vostri finanziamenti non può dirsi dunque circoscritto a chi ne beneficia direttamente?

R: No. Certo l’effetto moltiplicatore delle risorse investite esiste, pur variando da progetto a progetto, in media per ogni 25 dollari investiti se ne ottengono 100. Però concretamente noi cerchiamo l’anello mancante della catena, generando così un effetto domino che risulta win-win. Per esempio, con il prestito da 329 milioni che abbiamo concesso per costruire strade che connettessero i 4 mila villaggi dei 33 distretti del Gujarat in India, abbiamo facilitato l’accesso a scuole e ospedali, migliorando la vita quotidiana dei cittadini locali.

Allo stesso tempo le strade mettono in collegamento le fattorie e le culture ai mercati dove venderli, permettendo così agli imprenditori agricoli locali di guadagnare e magari di aprire più rotte domestiche e internazionali per vederle. I benefici insomma si diffondono a macchia d’olio. In ottica di transizione sostenibile, il vero effetto moltiplicatore per il sistema economico nel suo insieme si potrà sbloccare con la creazione di un sistema regolatorio certo che vada a garantire sicurezza agli operatori finanziari e dunque ad attirare investimenti.


D: Con l ’Italia, uno dei membri fondatori dell’AIIB, come si può rafforzare la collaborazione per contribuire alla crescita economica globale?

R: L’Italia è entrata nella Banca il 13 luglio 2016 e ne ha sottoscritto circa 2,57 miliardi di dollari di capitale (circa il 2,66% del totale) con circa il 2,45% dei diritti di voto, occupando l’undicesima posizione in graduatoria. Attualmente poi diversi italiani lavorano per la Banca, e ne vorremmo sempre di più, nonché è un italiano attualmente il direttore della regione europea, Fabrizio Costa. L’Italia ha svolto un ruolo cruciale nel portare anche a livello Ue la causa dell’AIIB, laddove il sostegno dell’Europa ha rafforzato la nostra credibilità a livello globale. Ad oggi la nostra volontà, ma posso dire di cognizione anche del governo italiano, è di continuare in questa direzione approfondendo la cooperazione bilaterale.

Ho infatti incontrato in questi giorni in Italia sia membri del dipartimento del Tesoro che compagnie private e organizzazioni di categorie, tra queste Confindustria. Il mio desiderio è proprio spingere il settore privato italiano ad essere più attivamente coinvolto nei progetti dell’AIIB, e puntiamo a farlo ascoltando le loro necessità e proponendo opportunità che ricalchino le loro competenze e i loro interessi.

Per esempio, nelle zone orientali in cui operiamo ci sono moltissime reti di trasferimento dell’elettricità risalenti ancora all’epoca sovietica. Qui potrebbero intervenire le imprese italiane del comparto riuscendo a migliorare la performance energetica di queste aree riducendo contemporaneamente costi ed emissioni. (riproduzione riservata)


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