La Cina amplierà l'intervallo giornaliero di fluttuazione dello yuan onshore contro il rublo nel mercato interbancario nel tentativo di contrastare i segnali di crisi di liquidità. È quanto ha dichiarato oggi il China Foreign Exchange Trade System (Cfets), l'istituto che funge da piattaforma di scambio anche delle valute estere.
La società, che è supervisionata dalla Banca Popolare Cinese (Pboc), ha comunicato che la coppia di monete potrà deviare del 10% in un senso o nell'altro dal tasso fisso del cambio dall'attuale 5%. La misura, approvata dalla stessa Pboc, entrerà in vigore da domani. Non sono stati offerti maggiori dettagli sulla decisione.
La Cina non adotta un sistema di cambi flessibili onshore, ma la banca centrale stabilisce ogni mattina le parità del renminbi consentendo dei margini di tolleranza in termini di oscillazione. Il limite del 10% si confronta con il 5% tollerato per la maggior parte delle coppie di valute estere rispetto allo yuan. L'ultima volta che la Cina ha implementato una misura del genere è stato nel 2014, quando ha raddoppiato l'intervallo consentito per il cross dollaro/yuan al 2%.
La misura di allargare la banda da parte di Pechino rivela il fatto che le istituzioni finanziarie globali stanno cercando di far fronte all'andamento fuori controllo del rublo dal momento che la Russia è sempre più ai margini della comunità internazionale. Lo scorso 15 febbraio lo yuan acquistava 13,6 rubli nel mercato spot onshore, ma la scorsa settimana ha raggiunto un livello record contro il rublo, con alcune banche cinesi che hanno dovuto sospendere le contrattazioni della coppia valutaria. Oggi la Pboc ha fissato il benchmark del cross a un record di 21,5531, mentre il cambio viaggia a 18,6748. Rispetto all'inizio di febbraio la svalutazione del rublo rispetto allo yuan è di quasi il 70%.
La volatilità ha portato a un calo di interesse nel negoziare la coppia, con lo spread bid-ask che ha raggiunto ieri un record di 197 pips. Il differenziale si è ridotto a 106 pips dopo l'annuncio. Allargando la forchetta di contrattazione il Cfets dà un margine più ampio ai market-maker nel fissare il prezzo e migliora la liquidità. Si ridurrà così la necessità di un intervento diretto della banca centrale sul forex, ha spiegato Peiqian Liu, economista di NatWest Markets.
Inoltre, il provvedimento di Pechino porterà a una stabilizzazione della situazione commerciale con la Russia, vista da Pechino come un partner strategico, nonostante le sanzioni dell'Occidente. Secondo calcoli di Bloomberg, il commercio bilaterale totale tra i due Paesi si è attestato a 112 miliardi nel 2020 e il recente accordo firmato alle Olimpiadi invernali darà un'ulteriore spinta a patto che il cambio non si infiammi. (riproduzione riservata)