La non convertibilità dello yuan e il controllo di capitali sono i due ostacoli che impediscono a Shanghai di aspirare a diventare un centro finanziario internazionale entro il 2020. La metropoli cinese ha fatto passi avanti nel'obiettivo fissato dal governo. Ma stando a quanto emerge dall'ultimo sondaggio della Camera di commercio dell'Unione europea in Cina il traguardo difficilmente potrà essere raggiunto entro il prossimo anno o a breve termine, così come invece si è prefissato il governo.
"Nonostante i passi avanti per arrivare al traguardo, Shanghai ha ancora strada da fare", ha commentato Carlo D'Andrea, presidente della Shanghai Chapter della Camera di commercio.
Per il 42 per cento della platea di banchieri sondata nella rivelazione la città sul fiume Huangpu può legittimamente aspirare a diventare prima o poi un centro finanziario internazionale, capace quindi di competere con Londra e New York attraendo aziende disposte a spostare nella municipalità i proprio quartier generali. Tuttavia per oltre sei banchieri su dieci rispetto alle concorrenti Shanghai continua ad avere un sistema regolamentario ancora poco trasparente e poco specifico. Pesano l'eccessiva opacità e gli interventi arbitraria del governo sul mercato. Tutti fattori che hanno contribuito a erodere la fiducia degli operatori internazionale.
Oltre l'85% di quanti hanno risposto al sondaggio ritiene la città troppo regolamentata, un tre su quattro considerano eccessivamente gravoso il sistema per ottenere le licenze. Ci sono inoltre dubbi sulle valutazioni rispetto al giudizio sul credito delle aziende.
La Camera di commercio, sottolinea Thilo Zimmermann, vicepresidente del gruppo di lavoro sulle banche, vede comunque "opportunità per ulteriori progressi", così da rendere il sistema più accessibile e trasparente. (riproduzione riservata)