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Azienda Finanza

Stretta della banca centrale cinese sulle criptovalute

Pechino sta intensificando la repressione sulle valute virtuali non regolamentate. La People's Bank of China ha imposto ad Alipay, un miliardo di utenti, e alle principali banche commerciali di "applicare rigorosamente" le disposizioni che limitano la raccolta e la circolazione delle criptovalute


22/06/2021 11:47

di Pier Paolo Albricci - Class Editori

settimanale

Il prezzo del bitcoin e di altre criptovalute è sceso ieri sui minimi da diversi mesi dopo che la banca centrale cinese ha ordinato alle banche e ai fornitori di servizi di pagamento più grandi del Paese di assumere un ruolo più attivo nel frenare il trading di criptovalute e le attività correlate.

La People's Bank of China ha detto di aver convocato rappresentanti di diverse istituzioni, tra cui Alipay e alcune banche commerciali statali, ordinando loro di "applicare rigorosamente" le recenti comunicazioni e linee guida delle autorità sulla riduzione dei rischi legati alle attività di raccolta fondi di bitcoin e altre criptovalute. È stato l'ultimo segnale che Pechino sta intensificando la repressione sulle valute virtuali non regolamentate.

La PBoC ha avvertito dei rischi per la stabilità economica e finanziaria creati dalle valute virtuali e del potenziale utilizzo dei beni per attività illegali. La polizia cinese ha recentemente arrestato un migliaio di persone sospettate di utilizzare criptovalute per riciclare fondi illeciti.

Alipay ha affermato che intensificherà gli sforzi per monitorare e indagare sui suoi account in cerca di transazioni relative alla criptovaluta e per bloccare o rimuovere gli utenti che violano la regole. La piattaforma di pagamenti digitali è utilizzata da oltre un miliardo di persone in Cina e da oltre 80 milioni di commercianti.

Alipay prevede inoltre di utilizzare modelli di algoritmi di rischio per aiutare a rilevare transazioni anomale, segnalare attività sospette e impedire a determinati account di ricevere denaro. La società ha aggiunto che i commercianti che si sono impegnati in transazioni di valuta virtuale sarebbero stati inseriti nella lista nera e banditi dalla sua piattaforma.

Cinque banche, tra cui Industrial & Commercial Bank of China, Agricultural Bank of China, China Construction Bank, Postal Savings Bank of China e Industrial Bank, hanno tutte dichiarato che vieteranno l'utilizzo dei loro conti per transazioni in valuta virtuale.

Gli istituti si sono impegnati a porre fine prontamente a tali transazioni, a chiudere i conti bancari e a segnalare alle autorità i segni di tali attività.

Anche in seguito a queste notizie, il Bitcoin è scivolato fino a 32.622 dollari, in calo del 9% rispetto a venerdì scorso, il prezzo più basso da fine gennaio.

Ethereum, la seconda criptovaluta per valore di mercato, ha perso il 14% a 1.941 dollari. Dogecoin, che è iniziato come uno scherzo nel 2013 prima di mettere in fermento Internet e aumentare di prezzo quest'anno, ha ceduto il 27% nel suo ottavo calo giornaliero consecutivo.

Le società finanziarie cinesi sono state inoltre incaricate di esaminare i loro sistemi per indagare e identificare i clienti con conti presso scambi di valute virtuali o che scambiano criptovalute nel mercato over-the-counter. In tali casi, le istituzioni devono interrompere la capacità dei conti di inviare o ricevere denaro per le transazioni, ha affermato la banca centrale.

Le autorità cinesi hanno intensificato una campagna nazionale contro le criptovalute nelle ultime settimane. Tra i fattori che pesano su bitcoin e sui suoi pari vi è la prospettiva di una maggiore supervisione normativa sul trading di criptovalute negli Stati Uniti e i rinnovati sforzi delle autorità cinesi per limitare la produzione di Bitcoin.

La Cina diversi anni fa ha imposto divieti agli scambi di criptovalute e alle raccolte di fondi in valuta digitale note come ICO. Le autorità hanno anche ordinato ai fornitori di servizi di pagamento e alle banche di interrompere la fornitura di scambi di valuta virtuale e servizi correlati e hanno ordinato la chiusura delle miniere di Bitcoin.

Nonostante questi sforzi, la Cina è rimasta un luogo chiave per l'estrazione di criptovalute. Tre quarti della fornitura mondiale di bitcoin sono stati prodotti in Cina, ma il processo di mining divora grandi quantità di elettricità, entrando così in conflitto, anche su questo aspetto, con gli obiettivi climatici del governo.

Le persone in Cina hanno anche continuato a scambiare bitcoin e altre valute digitali tramite transazioni peer-to-peer che comportano trasferimenti diretti di denaro tra conti.

Alcune piattaforme di trading di criptovaluta che operano offshore hanno facilitato gli scambi tra le persone che vogliono acquistare bitcoin con la valuta nazionale cinese, lo yuan. In tali casi, gli acquirenti hanno utilizzato conti presso banche o fornitori di pagamenti digitali per trasferire denaro a persone che vendono criptovalute, spesso senza rivelare lo scopo dei trasferimenti. (riproduzione riservata)


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