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Tassi fermi in Cina, la World Bank prevede bassa crescita nel 2023

Gli analisti dell'Istituzione stimano un aumento del pil al 4,3% per l'anno prossimo, mentre il 2022 dovrebbe chiudersi con un modesto +2,7%. Tra i principali fattori di rischio per l'anno che verrà si segnalano la nuova diffusione del Covid, la debolezza del settore immobiliare e la crescita della disoccupazione giovanile


20/12/2022 18:50

di Anna Dirocco

settimanale
Yi Gang, governatore della People Bank of China

Con un messaggio chiaro alle banche centrali dell'Occidente, la People bank of China ha mantenuto invariati i tassi di riferimento sui prestiti a un anno e a cinque anni, nonostante gli ulteriori segnali di debolezza della seconda economia mondiale.

Il tasso di riferimento per i prestiti a un anno è rimasto quindi al 3,65%, mentre quello a cinque anni al 4,3%, in linea con le aspettative degli analisti e invariati per il quarto mese consecutivo.

In Cina la maggior parte dei prestiti - nuovi e in essere - si basa sul Lpr a un anno, mentre il tasso a cinque anni funge da riferimento per i costi dei mutui. La Pboc aveva abbassato entrambi i tassi ad agosto per contrastare la debolezza dell'economia.

La recente decisione è arrivata nonostante i principali leader cinesi si fossero spesi nel chiedere di sostenere l'economia in difficoltà del Paese, accendendo le speranze di un ulteriore allentamento delle politiche fiscali.

Dìaltra parte l'attività economica continua a seguire gli alti e bassi della pandemia. Focolai e rallentamenti della crescita sono stati seguiti da recuperi disomogenei e adesso gli analisti temono che il ritmo incalzante di progresso a cui la seconda economia mondiale aveva abituato il mondo sia a forte rischio. 

In questo scenario la Banca Mondiale ha fatto conoscere le stime dei suoi economisti sul trend deell'economia cinese. Secondo l'istituzione, la crescita del pil reale dovrebbe fermarsi al 2,7% nel 2022 invece che crescere del 4,3% come era stato previsto un anno fa, senza tener conto degli effetti della politica zero-Covid adottata da pechino per tutto l'anno in corso, fino alla svolta di pochi giorni fa.

Per l'anno prossimo gli analisti di Washington, dove ha sede la World bank, hanno previsto una crescita del 4,3%, quindi almeno un punto in meno del target che si dato recentemente il governo di Pechino. 

Le prospettive di crescita sono soprattutto soggette ai rischi significativi di nuove restrizioni alla mobilità nel caso che i focolai di Covid si moltiplichino in tutto il paese, e quindi interruzioni più lunghe del previsto dell’attività economica.

Un altro fattore di rischio, secondo la World Bank, è la persistente debolezza del settore immobiliare, mentre l’aumento dei tassi di disoccupazione giovanile ha evidenziato l’emergere di un’altra sfida urgente per i responsabili politici. I sussidi per l'occupazione e i programmi di lavori pubblici hanno fornito un sostegno a breve termine all'occupazione giovanile.

Il tema speciale di questo rapporto sostiene che queste misure a breve termine potrebbero essere integrate con misure strutturali per rafforzare le competenze dei giovani, migliorare la mobilità del mercato del lavoro, affrontare le asimmetrie informative e rafforzare le statistiche del mercato del lavoro. 

Nel breve termine la Banca Mondiale evidenzia che sarà inoltre necessario un sostegno costante alla politica macroeconomica, poiché l’economia rimane al di sotto del potenziale e perché il contesto globale si sta indebolendo. Gli analisti ricordano per altro che la Cina dispone di un adeguato spazio di politica fiscale, soprattutto a livello centrale, che potrebbe essere impiegato per sostenere una ripresa più forte. «Orientare questi sforzi fiscali verso la spesa sociale e gli investimenti verdi piuttosto che verso le infrastrutture tradizionali non solo sosterrebbe la domanda a breve termine», ha suggerito Elitza Mileva, economista capo della Banca mondiale per la Cina, «ma contribuirebbe anche a una crescita più inclusiva e sostenibile nel medio termine». (riproduzione riservata)


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