Raddoppia il numero delle imprese europee che lamentano l’imposizione di trasferimenti di tecnologia per poter accedere al mercato cinese. La percentuale delle aziende a denuncia pressioni è salita al 20% dal 10% di due anni fa. In alcuni comparti, ad esempio il petrolifero e la chimica, la percentuale sale addirittura al 30%, mentre si ferma poco sotto, al 28%, nelle apparecchiature mediche.
Una situazione che perdura nonostante la maggioranza delle imprese intervistate ritenga che le concorrenti locali siano altrettanto se non più innovative rispetto alle europee, tanto che otto società su dieci pensano di poter trarre beneficio dall’innovazione prodotta dalla Repubblica popolare.
“Sfortunatamente i nostri membri hanno fatto presente che non soltanto il nodo dei trasferimenti forzati di tecnologia persiste, ma che è addirittura raddoppiata la percentuale di quanti tra di loro ne ha subito gli effetti”, ha spiegato la vicepresidente della Camera europea Charlotte Roule.
Il nodo della tecnologia mette in evidenza la contraddittorietà degli impegni cinesi per una maggiore apertura del mercato. Le aziende europee non nascondono miglioramenti nella situazione, ma sono ancora scettici sulla realizzazione di quanto promesso dalla dirigenza di Pechino.
Un esempio positivo è stata l’introduzione a luglio2018 di una “negative list” degli investimenti esteri consentito. Il numero dei settori vietati o sui quali vigono restrizioni si è ridotto. Permangono però barriere in comparti chiavi, come i servizi legali o l’Itc, settore che si estende a diverse industria, “amplificando gli impatti negativi”. Altro fattore di disturbo è il ruolo predominante delle imprese di Stato. Il 70% delle aziende europee risente infatti del trattamento di favore di cui godono le concorrenti pubbliche, in particolare nelle gare, nell’accesso ai finanziamenti.
Una sfida che il mondo del business Ue in Cina non può eludere è inoltre lo scontro commerciale tra Pechino e l’amministrazione statunitense guidata da Donald Trump. Sebbene l’impatto per le aziende europee non sia stato ancora quello temuto, si legge nel documento, ha avuto ripercussioni sulla fiducia degli imprenditori
Il mercato cinese resta comunque sul podio delle principali destinazioni per gli investimenti: la prova del ruolo che ormai la Repubblica popolare gioca all’interno della catena di produzione globale.