La messa la bando anche in Europa del’utilizzo di apparecchiatrue e componenti Huawei rischia di far scontare al Continente ritardi nello sviluppo della tecnolgoia 5G, lasciandolo indietro rispetto a Stati Uniti e Cina. L’allarme è contenuto in un documento interno a Deutsche Telekom, rilanciato dall’agenzia Bloomberg. Le rivelazioni sono state pubblicate nelle stesse ore in cui il dipartimento della Giustizia statunitense presentava i 13 capi d’accusa contro il colosso cinese delle tlc e il suo direttore finanziario Meng Wanzhou (figlia del fondatore dell’azienda, Ren Zhengfei) in libertà su cauzione in Canada, dove era stata arrestata lo scorso primo dicembre. Gli Stati Uniti hanno inoltre fatto domanda di estradizione contro la top manager accusato di frode per violare le sanzioni contro l’Iran e di furto di segreti industriali sulla tecnologia per i robot della statunitense T-Mobile.
Huawei nega ogni addebito diretto o da parte di sue controllate. A difesa del gruppo è intervenuto anche il governo cinese. Pechino parla di “manipolazioni politiche”. Geng Shuang, portavoce del ministero degli Esteri ha a sua volta accusato gli Stati Uniti di utilizzare la propria influenza “per screditare e tenere a bada specifiche aziende cinesi”
Un anno fa sotto la lente Usa era finito un altro gruppo cinese del tech. A Zte era stato impedito di acquistare componenti essenziali da aziende statunitensi dopo essersi dichiarato colpevole di accuse simili. La società, dopo essere tracollata in borsa, ha ripreso le attività grazie al pagamento sanzioni per di 1,4 miliardi di dollari di multe e alla sostituzione dell'intero board.
La crisi diplomatico-aziendale fa da sfondo al nuovo round di negoziati commerciali tra le prime due economie al mondo. La delegazione cinese guidata dal vicepremier Liu He e della quale fa parte anche il governatore della People’s Bankof China è arrivata a Washington per la due giorni di trattative, con l’intento di trovare un terreno comune che permetta di raggiungere un accordo entro il primo marzo, scadenza della tregua concordata a dicembre, scongiurando nuovi dazi per oltre 200 miliardi di merci cinesi importate negli Usa.
I Paesi europei si trovano stretti tra le due potenze. Grandi aziende di telecomunicazioni e governi sono state esortati a tagliare fuori Huawei e Zte dai progetti di sviluppo delle reti di nuova tecnologia. Si stanno pertanto valutando possibili restrizioni.
Ieri, in audizione alla Camera sullo sviluppo del 5G, l’amministratore delegato di Open Fiber, Elisabetta Ripa, ha tentato di fugare eventuali dubbi sulla sicurezza della rete e la collaborazione con Huawei.
Sul tema erano intervenuti anche i vertici dei principali operatori di telefonia, auditi nel corso dell’indagine conoscitiva sul 5G condotta dalla commissione Trasporti di Montecitorio. “.Oggi stiamo facendo sperimentazioni con Zte, con Huawei e con Ericsson. Ad oggi non abbiamo nessuna evidenza di temi con i fornitori cinesi, però, ovviamente, è un tema che ci appassiona, un tema sul quale siamo molto focalizzati, tant'è vero che comunque nella nostra strategia dei fornitori abbiamo sempre voluto avere mani libere”, aveva spiegato l’ad di Fastweb, Alberto Calcagno.
“Stiamo seguendo con molta attenzione le cronache che come tutti leggiamo sui giornali in questi giorni. Huawei è un nostro fornitore importante, con cui collaboriamo e con il quale esercitiamo un'attenzione molto importante sui temi della sicurezza, così come facciamo con tutti gli altri operatori. Siamo il principale operatore di rete del Paese e come tale naturalmente collaboriamo strettamente con il Governo e istituzioni di sicurezza sui temi della sicurezza delle infrastrutture”, aveva invece chiarito Francesco Russo direttore affari pubblici di Tim,sentito in audizione lo scorso 12 dicembre.