Quasi il 30% dei macchinari per la produzione di semiconduttori esportati dagli Stati Uniti è ancora destinato alla Cina. Allo stesso tempo, le importazioni di prodotti elettronici statunitensi da paesi terzi (Vietnam, Taiwan, Messico) includono una percentuale significativa di componenti cinesi. Tutto ciò dimostra quanto la Cina rimanga essenziale nella catena globale del valore dell'elettronica, sia come fornitore che come consumatore.
È per questo motivo, sostiene un recente studio di Coface, l'agenzia francese per il credito all'esportazione, che la cooperazione economica tra questi due giganti rimane essenziale, nonostante le crescenti tensioni.
Proprio oggi si sono intensificate le indiscrezioni di mercato sul fatto che la settimana prossima l'amministrazione Biden annuncerà l'introduzione di nuove restrizioni sulle vendite di apparecchiature per la produzione di semiconduttori e chip di memoria avanzati alla Cina.
Secondo Bloomberg, citando persone informate dei fatti, le restrizioni seguono mesi di deliberazioni da parte dei funzionari statunitensi, trattative con gli alleati in Giappone e nei Paesi Bassi e un'intensa attività di lobbying da parte dei produttori di apparecchiature per la produzione di semiconduttori.
L'amministrazione avrebbe in programma di aggiungere alla sua lista nera alcuni fornitori di Huawei, escludendo però dall'elenco ChangXin Memory Technologies, colosso cinese che produce dispositivi integrati a semiconduttore rivale di Sk Hynix e Samsung. Secondo fonti cinesi le nuove restrizioni all'esportazione colpirebbero almeno 200 imprese cinesi di semiconduttori.
«Tali azioni danneggiano gravemente l'ordine economico e commerciale internazionale, compromettono la sicurezza e la stabilità della catena industriale e di approvvigionamento globale, e danneggiano gli interessi delle imprese sia in Cina che negli Stati Uniti, nonché l'industria globale dei semiconduttori», ha dichiarato in proposito un portavoce del Ministero del commercio cinese, «se gli Stati Uniti insisteranno nell'inasprire le restrizioni, la Cina adotterà le misure necessarie per salvaguardare con determinazione i diritti e gli interessi legittimi delle imprese cinesi».
Per le imprese statunitensi, la guerra commerciale con la Cina rappresenta un dilemma, scrive Coface. Sebbene siano sottoposte a pressioni per ridurre i loro legami con la Cina, continuano a considerare la Cina come un partner commerciale fondamentale. In effetti, nell'ultimo decennio le imprese statunitensi si sono accaparrate il 54% dei profitti generati dall'industria elettronica globale, una quota che sale all'88% se si includono le controparti giapponesi, sudcoreane e taiwanesi.
Al contempo, malgrado l'aumento delle vendite e i significativi progressi tecnologici, le imprese cinesi hanno acquisito solo il 7% dei profitti dell'industria elettronica globale e rimangono molto indietro rispetto ai leader del segmento strategico dei semiconduttori.
Le trasformazioni già percepibili nelle catene internazionali del valore diventeranno ancora più evidenti nel prossimo decennio, visti i lunghi cicli che caratterizzano il settore. Si potrebbe suddividere il futuro dell'industria elettronica globale in vari scenari, che vanno dalla "stagnazione tecnologica" alla "frattura tecnologica". Nello scenario più estremo, l'inasprimento della rivalità tra Stati Uniti e Cina, unito all'emergere di tecnologie rivoluzionarie, potrebbe portare a una completa spaccatura delle catene di approvvigionamento globali.
Potrebbero quindi emergere due ecosistemi distinti: uno dominato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati, l'altro dalla Cina, costringendo imprese e paesi a scegliere da che parte stare. Tale frammentazione aumenterebbe la complessità degli scambi commerciali, limitando l'accesso ai mercati e rendendo la concorrenza più imprevedibile.
«La crescente rivalità tecnologica tra Stati Uniti e Cina sta radicalmente cambiando l'industria globale dell'elettronica», ha commentato Ernesto De Martinis, ceo di Coface per la Regione Africa e Mediterraneo, «la competizione per la leadership in settori chiave, la forte interdipendenza tra le due potenze e il rischio di una divisione totale dei mercati potrebbe sfociare in un aumento dei costi e della complessità per le imprese. Per affrontare efficacemente questa nuova realtà, le aziende dovranno quindi diversificare le forniture e adottare approcci più regionalizzati in modo da mantenere la propria competitività".
Le imprese del settore elettronico e i paesi che lo dominano devono prepararsi ad affrontare rischi crescenti nei prossimi dieci anni. Interruzioni delle catene di approvvigionamento, restrizioni all'accesso ai mercati esteri, standard divergenti e pressioni geopolitiche stanno complicando il contesto in cui opera il settore. I costi associati a questa volatilità, in un settore già ciclico, sono destinati ad aumentare. (riproduzione riservata)